Il campanello d’allarme lo aveva già suonato a giugno la sottosegretaria al Mibact, Ilaria Borletti Buitoni. Intervenendo presso la commissione Cultura della Camera per rispondere all’interrogazione di Aris Prodani sulla difformità di erogazione dei proventi dell’Art Bonus alle regioni, aveva spiegato: “Va certamente rilevata la diversa velocità di adesione a tale meccanismo da parte dei territori. Il Sud è stato particolarmente penalizzato se si escludono alcune eccezioni.”
Tra queste, l’esempio virtuoso della raccolta Fai per l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate in provincia di Lecce. Per il resto, tanta delusione – almeno nel Mezzogiorno – per l’assenza di mecenati, a cui sarebbe garantito uno sconto fiscale record del 65%. Per chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura, infatti, sono previsti importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta.
Al Sud, però, c’è ancora freddezza. Basti pensare che per eguagliare i 3,8 milioni (sui 200 complessivi) dei 132 progetti presentati nell’intero Mezzogiorno, serve un solo progetto del Nord, quello per il Teatro di Modena. E, in pratica, di tutte le donazioni al Sud sono arrivate meno del 2%.
Ed è proprio analizzando nel dettaglio i progetti e i fondi destinati – come ha fatto in una articolata inchiesta Il mattino di Napoli – , che emerge ancor meglio il quadro della situazione. In Campania, ad esempio, per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli sono stati donati solo 100 euro. Per il restauro della Guglia dell’Immacolata ancor meno, solo 50 euro. Il Campanile dell’Annunziata ha ricevuto 10 euro. Per il monumentale Albergo dei Poveri c’è una donazione di 5 euro. La Reggia di Caserta è ancora a 0 euro.
Ma c’è anche qualche elemento positivo: tra le 6412 donazioni di “chi ha contribuito a rendere l’Italia più bella”, il Fortino di Sant’Antonio a Bari, ha raccolto i 120.462 euro previsti e in Abruzzo i Musei pianellesi hanno raccolto tutti i 34 mila euro previsti per l’artigianato della ceramica e per restaurare un frantoio.