Un po’ come giocare a Risiko, ma con in mano un bonus per conquistare Paesi stranieri: arriva uno strumento scientifico per sapere quali sono le leve di vendita dei prodotti dell’agroalimentare Made in Italy.
E’ la ‘Food Reputation Map‘ illustrata dal professore dell’Università di Roma La Sapienza Marino Bonaiuto all’incontro ‘Agric(u)ltura: innovazione e nuove idee per il futuro (giovane) del made in Italy’, promosso dall’ateneo romano icol Gruppo Nestlè che ha finanziato indagini su opinion leader e 661 consumatori dei ricercatori de La Sapienza in collaborazione con le università di Padova, Cagliari, Napoli, Lumsa, Roma Tre, e di Reggio Calabria.
Nel carrello della spesa ciascuno di noi seleziona alimenti secondo criteri culturali, economici, psicologici, fisiologici, e ambientali che a loro volta si suddividono in 23 parametri.
Un’arancia, ad esempio, può essere scelta perché evoca familiarità, tradizione, identità territoriale. Ma da un altro consumatore, magari in supermarket nell’altro capo del mondo, può essere al contempo scartata perché evoca difficile digeribilità, insufficiente responsabilità sociale ambientale o un prezzo non adeguato.
”Quando abbiamo prodotto un alimento di qualità siamo solo a metà dell’opera – ha sottolineato il presidente Commissione Agricola e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo Paolo De Castro – dobbiamo poi essere capaci di portarlo sul mercato. Perché se i foodies stranieri non trovano l’autentico Made in Italy, poi comprano le imitazioni italian sounding”.
“Il cibo è cultura, benessere e reputazione – ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – e il Made in Italy ha reputazione, gradimento, credibilità altissimi agli occhi dei consumatori stranieri, tanto che cresce l’export agroalimentare, salito di quasi il 5% rispetto al 2012″. ‘
‘Si tratta del primo metodo scientifico – ha precisato Bonaiuto – per delineare punti di forza di un prodotto alimentare in vista dell’approdo sui mercati esteri”.
La ‘Food Reputation Map‘, ha sottolineato Manuela Kron, direttore Corporate Affairs Gruppo Nestlé in Italia, ”è uno strumento di supporto non solo per gli agricoltori, ma anche per promuovere l’occupazione giovanile. La utilizzeremo anche noi, dopo aver avuto l’unico vantaggio di averla potuto già sperimentare nelle categorie agrumi, ortaggi, pomodori, cioccolata, acqua minerale, e latte”.
“Siamo orgogliosi di aver finanziato questa innovazione di marketing che aiuterà l’export Made in Italy” ha concluso Kron, ricordando che il Gruppo Nestlè acquista ogni anno materie prime italiane per 100 milioni di euro ogni anno.