Quello che colpisce di Anna Ferruzzo è la grande dolcezza attraverso cui si racconta; è un’attrice a tutto tondo che ha spaziato in tutti i ruoli, dal comico al più drammatico, toccando le sfere dell’animo umano con la sua grande e semplice umanità, oltre che con una voce calda che è riuscita a conquistare più di un regista. Nata nella sua amata Puglia, ha esordito in teatro per poi debuttare al cinema nel 2000 ed essere diretta in seguito da Kim Rossi Stuart, Alessandro Di Robilant, Edoardo Winspeare e molti altri.
L’ho intervistata in occasione della messa in onda de “Il sindaco pescatore” che avverrà questa sera in prima serata su Rai1, un film che ci racconta la storia di Angelo Vassallo, ucciso da sette colpi di pistola nel settembre del 2010. Il tv movie, diretto da Maurizio Zaccaro, è tratto dall’omonimo libro scritto dal fratello Dario Vassallo e Nello Governato con la sceneggiatura di Salvatore Basile. Angelo Vassallo era soprannominato “sindaco pescatore” per il suo passato di pescatore e per il grande amore per il suo mare e la sua terra. Anna Ferruzzo interpreta la moglie di Vassallo, Angelina, che ha sempre creduto nel marito, un uomo amato e rispettato, una figura esemplare della “bella politica”.
Chi è Anna Ferruzzo oggi?
E’ una donna vicina ai 50 anni che continua ad essere molto appassionata del suo lavoro e in costante ricerca di forme nuove di realizzazione, anche interiore.
Questa sera ti vedremo tra i protagonisti de “Il sindaco pescatore” di Maurizio Zaccaro, il tv movie che ci racconta la storia di Angelo Vassallo, ci racconteresti un po’ chi è per ancora non lo sapesse?
E’ la storia vera di un uomo che il 5 settembre del 2010 è stato assassinato brutalmente. Per molti anni, è stato il sindaco di un piccolo paesino di nome Acciaroli, frazione di Pollica, che ha avuto un momento di grande splendore grazie al suo operato. Era sicuramente un illuminato, aveva infatti intuito che il ritorno al passato avrebbe riportato un paesino di poche anime a godere del suo antico benessere, sfruttando le capacità che il territorio offriva, dal mare alla costiera bellissima, per un territorio che era diventato preda di facili guadagni non leciti. Angelo Vassallo è stato un cittadino che è riuscito a governare da sindaco un piccolo paese facendolo rifiorire ed esportando le sue tradizioni in tutto il mondo, grazie anche al turismo. Veniva chiamato sindaco pescatore perchè era davvero un pescatore e, nonostante nessuno credesse in lui, è riuscito ad essere un esempio per molti educando i suoi stessi compaesani ai principi dell’onestà.
Perchè hai detto di sì a questo progetto televisivo? Il tuo personaggio?
Ho l’onore di interpretare la moglie di Vassallo, Angelina. Non avrei potuto rifiutare questa parte, in primis perchè è un ruolo di spalla ma non troppo, un supporto psicologico e non solo di un uomo che meriterebbe essere riscoperto da tutti. Inoltre, non avrei mai rinunciato a lavorare con un grande Sergio Castellitto, è stato per me un vero arricchimento professionale. Infine, ho detto di sì perchè alla regia c’era Maurizio Zaccaro, un regista che ho sempre stimato, un professionista che è sempre stato “addosso” agli attori, per catturarne anche una minima sfumatura d’espressione. Una menzione speciale la meritano, oltre che Rai Fiction, anche i produttori Guglielmo e Azzurra Ariè.
Attrice di cinema, teatro e tv. Quando è nato l’amore per la recitazione?
Ero molto piccola e ancora non sapevo di cosa si trattasse. Mi piaceva riprodurre quasi sempre nella mia cameretta le sensazioni forti che vedevo fare agli attori. La prima volta che vidi “Roma città aperta” sono rimasta colpita nell’oramai scena più famosa con Anna Magnani. Più la riproducevo bene e più mi sentivo appagata e felice. Non so se questo fosse una sorta di segno o meno ma tutto è partito da lì. La consapevolezza è arrivata grazie alla mia insegnante di italiano che alle superiori mi faceva leggere Dante davanti a tutta la classe perchè colpita dalla mia voce. Questa professoressa mi ha regalato la mia prima tessera teatrale che mi ha consentito a 15 anni di andare a teatro e quella mia prima volta in un teatro è stata un vera folgorazione. Sono sempre stata molto timida e molto introversa e quella sera ho intuito probabilmente che tra il pubblico e gli attori c’era una forma di comunicazione davvero affascinante che io volevo conoscere. Pur non avendo il supporto familiare per frequentare una vera e propria scuola, ho fatto diversi corsi costruendo a mie spese le esperienze necessarie per far sì che questa mia passione diventasse realtà.
Sei di Taranto. Cosa rappresenta per te questa città?
E’ la mia delizia ma anche la mia croce. E’ la mia delizia perchè a Taranto sono legata in maniera viscerale, ho trascorso lì i miei primi 30 anni di vita;ho sempre amato la mia città, ancora di più quando me ne sono andata. E’ anche la mia croce perchè è sempre legata a vicende inerenti l’inquinamento, l’elevata mortalità, oltre che brutte vicende di sanità. Taranto è una città dai forti contrasti, è il bellissimo e il tremendo, un mare tra i più belli esistenti che va a scontrarsi con un’industrializzazione selvaggia; ha scaturito veri contrasti dell’anima, e io vivo di questo.
Vorrei soffermarmi su due tuoi ruoli significativi, ma molto diversi. “Pecore in Erba” e “Anime Nere”.
Sono stati due ruoli apparentemente diversi, nel senso che in entrambi i film sono una madre. Quella di “Anime nere” è la tipica mamma del Sud, fa parte di un coro di donne asservite da una logica da cui non riescono a sganciarsi, il cui rito tribale della vendetta non deve essere interrotto, bensì consolidato dall’universo femminile. La mamma di “Pecore in erba” è più “leggera”, soprattutto nella rappresentazione di mamme che proteggono i propri figli, anche se questi di fatto sono dei criminali.
Hai recitato anche molte volte in ruoli comici, penso alle commedie di Checco Zalone per esempio: ma meglio il comico o il drammatico?
A me piace molto giocare, perciò sia che si tratti di ruoli drammatici che di ruoli comici, per un attore è ugualmente appagante perchè in entrambi i casi devi comunque suscitare forti emozioni. Ho fatto pochi ruoli comici e onestamente mi divertirebbe molto poterne fare altri.
Sei stata diretta da alcuni dei più grandi registi, da Salvatores a Munzi, da Elia a Soavi. C’è qualcuno che più di altri ha lasciato il segno?
Tutti, in un modo o nell’altro, ti lasciano qualcosa. Posso dirti che Edoardo Winspeare, con il quale ho girato “Il miracolo”, mi ha insegnato le basi per recitare al cinema. Venivo dal teatro e lui mi ha guidato in questa nuova avventura che era il cinema permettendomi di entrare dalla porta principale. Grazie alla sua gentilezza e signorilità, ho scoperto questa nuova fabbrica dei sogni. Ti cito anche Alessandro Di Robilant che ha avuto una scrupolosa preparazione di aderenza a una realtà a lui non conosciuta, una precisione che accomuna anche Francesco Munzi che per “Anime nere” ha avuto un intenso anno di studio prima di poter girare in Calabria. La passione e il garbo di questi registi li porterò sempre con me.
Cosa vorresti arrivasse de “Il sindaco pescatore”?
Vorrei che chiunque vedesse questo tv movie capisse che non si dovrebbero mai lasciare sole quelle persone che, anche rischiando la propria incolumità, vanno avanti con vero e proprio principio etico. Figure come quella di Angelo Vassallo potrebbe far riavvicinare le persone a un’etica che a sua volta potrebbe far riscoprire l’amore per la politica. Vassallo faceva la polita del semplice, facendo emergere l’amore per le proprie radici.
Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud, una testata giornalistica molto attenta alle terre del meridione. Secondo te è possibile resistere e non lasciarle sole?
Mi auguro con tutto il cuore di sì, anche se la realtà va affrontata. Secondo me, è fondamentale un’educazione civica del territorio; senza questa, è difficile che terre lasciate sole per anni riescano ad acquistare fiducia e consapevolezza delle grandi risorse e capacità che hanno.
Nuovi progetti?
Mi vedrete al cinema nell’opera prima di Irene Dionisio, “Le ultime cose”.