Ho chiesto lumi a una collega italianista sulla rappresentazione di Napoli ne “Il giovane favoloso” di Mario Martone.
Conferma la mia idea di una rappresentazione della città sempre e solo come Gomorra, oramai pervasiva.
Di qualunque cosa e tempo si parli, solo il fango è rassicurante e fa vendere Napoli.
Giorni fa volevo scrivere di “Perez.” di Edoardo De Angelis, con Luca Zingaretti.
È un bel film, duro e non è che non si parli di camorra.
Ma il solo fatto che non fosse ambientato a Scampia, ormai la parte per il tutto, spiazzava chi era con me.
Lo astraeva dal genere “film su Napoli” (sui mali di) per farne, semplicemente, un film ambientato a Napoli.
Ecco, Martone voleva fare Gomorra al tempo di Leopardi.
Gentilissimo collega, in effetti la questione è complessa. Non ho ancora visto il film ma credo che la Napoli di Martone sia proprio ‘Topaia’, la città dei Paralipomeni e della Palinodia, oltre che dei Nuovi credenti.
Martone dunque ha riletto (in modo arbitrario ma lecito formalmente, trattandosi di un film e non di un documentario) la Napoli di Leopardi, a sua volta filtrandola.
Ovviamente, purtroppo, questa Napoli non è la Napoli reale, la Napoli di primo Ottocento patria del purismo, del sentimento patriottico e dell’hegelismo, la Napoli di Basilio Puoti, di Francesco De sanctis e di un fervore intellettuale e culturale degno ancora (dopo il settecento) delle grandi capitali europee. Una città rispetto alla quale Leopardi non è stato solo critico: una presenza-assenza insomma che Martone ha sintetizzato in una personalissima lettura.
Nessun cenno, per esempio, alla visita ufficiale di Leopardi alla scuola di Puoti, magistralmente raccontata da De sanctis nella sua Giovinezza.
Da napoletana non posso che dannarmi: questi racconti, accostabili a gomorra – si licet parva componere magnis – non giovano a napoli, e neppure all’Italia intera in un’ottica globale e planetaria. Ma purtroppo sono le immagini e il fango che più piace e che più ha successo nel mondo. Un triste, maledetto successo.
Grazie della mail e scusi la mia lunga risposta.
Ps. Se può confortarci, un leopardista celebre come Santagata e molti con lui, si son rifiutati di vedere il film.