Al lavoro ormai da diverse settimane, il super commissario Pier Francesco Pinelli ha spedito lettere a tutti i 14 teatri della lirica. E ha diffuso una circolare per spiegare bene come procedere per i piani di risanamento che ogni teatro dovrà presentare, in prima battuta già dal prossimo 9 gennaio, per ottenere l’accesso ai 100 milioni complessivamente messi a disposizione dalla legge (25 ml per le urgenze li ha messi sul piatto il Mibact, gli altri 75 sono in un fondo a rotazione che garantirà prestiti a tasso bassissimo).
Poi ci saranno altri 30 giorni di tempo per mettere a punto i piani. Ogni piano verrà discusso con i sindacati. Per cinque teatri il destino era già segnato e l’adesione al percorso di ‘rientro‘ scontata, perché erano commissariati al momento dell’entrata in vigore della legge (come il Massimo di Palermo, il Petruzzelli di Bari e il Maggio di Firenze) oppure perché erano stati commissariati nei due esercizi precedenti e non hanno ancora raggiunto la completa ricapitalizzazione (è il caso del San Carlo di Napoli e del Verdi di Trieste). Alle altre 9 fondazioni è stato chiesto di verificare se possano ”far fronte ai debiti certi ed esigibili da parte di terzi” e, in caso negativo, di decidere se fare ricorso ai fondi della legge Bray.
Al momento hanno risposto di sì in tre: Il Carlo Felice di Genova, il Teatro Comunale di Bologna e infine L’Opera di Roma. Ma non è detto che altre, in prima fila il lirico di Cagliari, non si aggiungano a questo gruppo entro il 9 gennaio. La legge prevede ora che per ottenere i finanziamenti le Fondazioni presentino un piano con alcuni contenuti ”inderogabili”. Tra questi, la rinegoziazione e ristrutturazione del debito, ma anche la riduzione della dotazione organica del personale tecnico e amministrativo fino al 50% (molti teatri hanno in realtà dotazioni organiche molto basse e quindi non avranno questo problema), il divieto di ricorrere a nuovo indebitamento e la cessazione dei contratti integrativi in vigore (ma è possibile stipulare subito un nuovo contratto integrativo, come è stato già fatto al Maggio.
Non sono previsti licenziamenti: per il personale eventualmente in eccesso la legge prevede il trasferimento ad Ales (la spa del Mibact che eroga servizi e personale anche ai musei). Una volta fatta la richiesta di accesso ai fondi il risanamento in tempi certi è obbligato, pena la liquidazione coatta amministrativa. Secondo la legge è questo il destino che attende chi non abbia presentato o non abbia avuto approvato il piano di recupero o chi non abbia raggiunto entro l’esercizio 2016 ‘‘condizioni di equilibrio strutturale del bilancio, sia sotto il profilo patrimoniale che economico finanziario, del conto economico”.
Anche se su questo punto Bray ha più volte spiegato che il 2016 è un termine ‘ordinatorio’, ovvero può essere prorogato soprattutto per quelle istituzioni che abbiano avviato seriamente il loro percorso. In compenso, le fondazioni in pareggio di bilancio nel triennio 2011-13, vengono premiate con una quota aggiuntiva del 5% rispetto a quella loro spettante del Fondo unico spettacolo (Fus). Non solo: nel nuovo criterio di assegnazione del Fus, il 25% (prima era il 10%) viene riservato alla qualità dei programmi delle fondazioni.
Intanto, sempre in base alla nuova legge, le 14 fondazioni devono adeguare entro il 30 giugno 2014 lo Statuto (che entrerà in vigore entro 1 gennaio 2015) alle nuove disposizioni: tra le novità, composizioni più ridotte per i cda, la possibilità per il sindaco di nominare presidente un suo rappresentante (fa eccezione solo l’Accademia di Santa Cecilia), sovrintendenti nominati dal ministro, assunzioni per il personale solo attraverso selezioni pubbliche.
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