Sono un esempio longevo di architettura spontanea presenti nella Valle dell’Itra, tra Brindisi, Bari e Taranto. Dal 1996 sono stati eletti patrimonio dell’Umanità. Sono i trulli, le tipiche abitazioni pugliesi a forma di cilindro sormontato da un cono, interamente costruiti in pietra e con mezzi primitivi.
Queste costruzioni, presenti all’interno della località di Alberobello – comune pugliese di 10750 abitanti – sono ancora oggi abitate. Il loro nome deriva dal greco-bizantino e significa “cupola”. Se è vero che sono fabbricati con metodi e materiali primitivi, non altrettanto “selvaggi” sono invece l’arte e gli studi di sterotomia che hanno permesso a queste straordinarie costruzioni di giungere fino ad oggi.
La pietra usata era ricavata dalle rocce calcaree dell’altopiano delle Murge. Questa consentiva di dar vita a costruzioni molto resistenti, nonostante fossero costruite senza sostegno alcuno. Lo spessore delle pareti fa si che la temperatura interna si mantenga sempre gradevole sia durante la bella stagione che in quelle più fredde.
Pare che la costruzione a secco sia stata imposta ai contadini nel XV secolo dai Conti di Conversano, per sfuggire a un editto del Regno di Napoli che imponeva tributi a ogni nuovo insediamento urbano. Secondo chi le aveva edificate tali strutture sarebbero risultate precarie e di facile demolizioni. Le cose, invece, non sarebbero andate realmente così.
All’interno dei trulli vige una struttura semplice e confortevole: un salone, spesso circondato da piccole stanze e decorazioni con tipici simboli bianchi di carattere esoterico o religioso. Una realtà assolutamente unica che rende Alberobello un luogo da fiaba e che tutto il mondo ci invidia. E di cui il Mezzogiorno va fiero.