Marco Villani, 49 anni, una moglie e quattro figli. È un maresciallo dei carabinieri che se n’è andato due giorni prima di Pasqua. È morto in servizio.
Ne parlo al presente perché quest’uomo continuerà a vivere nel ricordo dei suoi figli, della moglie, dei suoi amici e della comunità di cittadini che lui serviva da carabiniere ogni giorno, con o senza divisa, in orario di lavoro e fuori servizio.
Quest’uomo è un carabiniere morto in servizio, non era un eroe come spesso pomposamente scrivono giornalisti a corto di parole semplici o avvezzi all’iperbole linguistica più per soddisfare il proprio ego piuttosto che per descrivere al meglio quello che io definirei semplicemente un servitore dello Stato.
Ecco, Marco era un uomo che serviva lo Stato, che anteponeva la sicurezza di tutti noi, il bene comune persino al bene più grande, la sua famiglia. Un destino tragico se l’è preso, l’ha portato via alla sua famiglia, alla comunità che serviva e all’Arma dei carabinieri.
Nessuno di noi può capire il dolore che prova la sua famiglia, la famiglia dell’Arma, ma tutti noi possiamo capire dal sacrificio di Marco Villani e di tanti altri come lui che cosa significa servire lo Stato, essere al servizio della comunità, avere a cuore sopra ogni cosa il benessere della comunità. Solo se riusciamo a essere cittadini e servitori del bene comune come Marco Villani riusciremo a sognare un futuro migliore per tutti noi.
Non è una buona Pasqua. E pure Marco ci lascia un insegnamento che non va disperso: servire sempre il prossimo. È questo lo spirito della Pasqua anche se parliamo di un carabiniere che non c’è più. Addio Marco. Evviva l’Arma dei Carabinieri. Uno dei tanti che ti voleva bene
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