A Tunisi, dall’esterno non c’è nessuna differenza rispetto alle altre scuole materne.
I bambini arrivano di buon mattino alla spicciolata ed il primo loro appuntamento è alle otto in punto, quando, tutti insieme, cantano allegramente “I protettori del Paese”, inno nazionale dalla musica tutt’altro che marziale.
Poi, dentro, cambia tutto. Perché le maestre mettono da parte le materie tradizionali, per spiegare ai bambini la grandezza di Allah e ciò che Dio vuole, pretende da loro.
È ormai un fenomeno che scuote parte dell’opinione pubblica, in Tunisia, il proliferare incontrollato delle scuole materne coraniche.
Scuole che sono divenute un problema per per quanto vi accade all’interno, dove il clima sta diventando terribilmente simile a quello delle madrasse in cui si studia il Corano in ogni sua parte.
Le associazioni di tutela dei diritti dei minori sono insorte contro questa distorsione del sistema scolastico tunisino che, forgiato al pensiero laico dei Padri fondatori, a cominciare da Habib Bourghiba ormai in balia di una forte spinta verso l’islamizzazione da parte di chi, oggi, vuole scolpire gli islamici di domani.
Il timore, che appare fondato, è che, per la natura stessa di queste scuole, i bambini che le frequentano (comunque appartenenti a famiglie caratterizzate da una forte religiosità) siano sottoposti a unlavaggio del cervello, che attecchisce facilmente nelle loro menti, che assorbono tutto come spugne e che non hanno certo la capacità di discernere.
È, comunque, solo un passaggio della strategia globale degli islamici tunisini, che sono ben consapevoli che la “conquista” dello Stato passa per il controllo dei tunisini di domani.
Cioé di quelli che oggi siedono ancora sui banchi dei licei e delle università, ma anche – ed è questo che provoca rabbia e sconcerto – nelle scuole materne.
Fermate questa deriva, hanno chiesto le associazioni, ma quello che è partito è un processo ormai quasi impossibile da controllare, anche perché all’interno dello stesso “schieramento” islamico si battono con ferocia fazioni avverse, come i sunniti tradizionali (la maggioranza dei musulmani tunisini) e gli wahabiti (foraggiati con enormi iniezioni di fondi dai Regni del Golfo e formati da predicatori estremisti, come l’emiro Hassen che da giorni infiamma platee e moschee).
Una partita delicatissima e con in gioco il futuro della Tunisia, che ancora non ha deciso se mettere, al primo punto della futura Costituzione, l’articolo secondo il quale lo Stato resterà distinto dalla religione.