di Iwona Harezlak
La sanità spesso si coniuga a casi di inefficienza, anche se globalmente in Italia esiste un corpo medico che giornalmente si fa strada tra mille inefficienze.
Vogliamo raccontare a tal proposito una storia che nasce al Sud, nella città di Foggia.
Una giovane di 23 anni si sente male all’improvviso in casa. E’ la fine dell’anno e la donna è al nono mese di gravidanza.
Viene allertato il 118 ma la donna muore nella sua abitazione.
Viene così trasportata già morta al reparto di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Riuniti di Foggia.
I medici decidono d’intervenire con un cesareo post mortem.
Infatti, la neonata in grembo, mostrava ancora un flebile segno di vita.
Così viene portata alla luce e inserita nel reparto di terapia intensiva neonatale.
I parametri vitali della bambina risultano soddisfacenti ed il suo peso corrisponde a due chili e novecento grammi.
Le nascite di bambini dopo la morte della madre sono molto rari. L’autopsia potrà chiarire le cause del decesso improvviso della giovane. La magistratura ha disposto il sequestro della cartella clinica per dare una risposta.
Comunque, nella tragedia di una morte, viene salvata, in condizioni difficili, una vita e questo è un caso di buona sanità. Al Sud.