Altro che veleni, altro che criminalità. C’è un tesoro in provincia di Caserta che può dare lavoro, ricchezza e sviluppo. Si chiama agroalimentare e i dati dell’export hanno il sapore del miracoloso. Già perché volano con un più 38 per cento le esportazioni del settore agroalimentare nella provincia di Caserta. E’ un dato che racconta di un territorio che ha tutte le carte in regola per alzare la testa.
Ne va fiero Tommaso De Simone, presidente della Camera di Commercio: «Qui si può vivere facendo impresa, qui si produce col marchio della qualità, della innovazione e con il propellente della fiducia nel futuro. Terra di Lavoro è sempre un marchio valido per la provincia di Caserta. Un solo dato mi piace prelevare dalle statistiche: nel settore agroalimentare le nostre esportazioni fanno registrare un più 38 per cento, un dato in controtendenza col resto dell’Italia. Ne siamo fieri e ne facciamo il nostro biglietto da visita».
Tommaso De Simone ha diffuso il dato durante il convegno “Terra di Lavoro e Mediterraneo, dalle potenzialità ai progetti” svoltosi presso la facoltà di Economia della Seconda Università a Capua, prima tappa di un tour che l’ente camerale ha riservato ai giornalisti di vari organi di informazione italiani, soprattutto del settore economico. «Sarebbe stato facile e scontato affidarsi a una serie di azzeccati slogan, a suggestioni di spot pubblicitari – ha detto De Simone – ma, per raccontare la provincia di Caserta che produce a maniche rimboccate, ci affidiamo a quel che si vorrà descrivere di ciò che si verificherà sul posto». Stefano Masini della Coldiretti nazionale, ha commentato così la crescita delle esportazioni dal Casertano: «Nel momento in cui proliferano gli allarmi sui prodotti ortofrutticoli provenienti da questa fetta della Campania, l’aumento consistente dell’export è la migliore risposta. Qui l’agricoltura non si misura col Pil perché è qualità, originalità e innovazione. Un solo sforzo da completare: attrezzare i luoghi di produzione per cancellare l’opzione del restare o scappare».