Rifiuti tossici sotterrati dalla camorra anche sui terreni della Curia. Emergono nuovi particolari nello scandalo della terra avvelenata a Casal di Principe, in Campania.
I lavori ora si sono spostati in un terreno di proprietà della Curia, dove nel 2011 erano già stati effettuati dei scavi; allora, sotto la direzione della squadra mobile di Caserta, non emerse nulla, ma si tenterà di scavare in punti diversi.
Intanto è stato posto sotto sequestro dai carabinieri, su disposizione della Dda di Napoli, il terreno di via Sondrio a Casal di Principe, a ridosso dell’area mercatale, sul quale, negli ultimi giorni, i tecnici dell’Arpac e dei vigili del fuoco sono impegnati in lavori di scavo dopo che il pentito del clan dei casalesi Luigi D’Ambrosio lo ha indicato come sito in cui sarebbero stati sotterrati rifiuti tossici.
Alla fine delle operazioni, che hanno consentito ai vigili del fuoco di Caserta di scavare due buche della profondità di 12 metri, e di arrivare così alla falda acquifera per prelevare campioni che poi saranno analizzati dall’Arpac, sono stati rinvenuti fanghi di probabile origine industriale, amianto, eternit, e altro materiale di scarto di lavori edili, tra cui pezzi di cemento e di ferro.
Secondo quanto da tempo va ripetendo il pentito dei casalesi, Carmine Schiavone, sarebbero almeno una cinquantina le cave tra Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Giugliano, Villaricca, Parete, Mugnano e Acerra utilizzate, presumibilmente, per essere poi riempite di rifiuti tossici.
Nel dettaglio lo ha ricordato anche in una recente intervista alla giornalista Francesca Nardi di Tv Luna: «I rifiuti tossici — ha sottolineato l’ex boss — si trovano a quindici, venti metri di profondità. Al di sotto della falda acquifera». Più o meno lo stesso scenario illustrato agli inquirenti dal nuovo collaboratore di giustizia, Luigi D’Ambrosio, l’escavatore del clan che a venti anni, negli anni ’90, ha raccontato di aver partecipato alle attività di deposito di materiale nocivo nelle cave di Casal di Principe.
Foto: internet
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