Questa proposta proviene da una donna del Sud, precisamente di Palermo: Luisa La Colla, consigliera comunale per passione che di professione fa l’architetto.
Sì, perché l’8 marzo è una celebrazione che riguarda tutte le donne nel suo significato più assoluto: quelle che ogni giorno si svegliano e – è inutile negarlo – faticano il doppio rispetto all’uomo, perché spesso si occupano, con una gestione eccezionale del tempo e delle forze, sia della famiglia che della propria professionalità pubblica.
“Penso a un premio – ha detto La Colla – in quello considerato un giorno di festa ma che in realtà va vissuto nel ricordo di un dramma e nella consapevolezza della lotta, rivolto a una casalinga, che ogni giorno si sveglia e pensa alla casa, a crescere figli sereni e in grado di stare in società. A una donna straniera, plurilaureata, ma che qui ha trovato lavoro solo come badante. Penso alle maestre cui ogni giorno affidiamo i nostri figli e che fanno un lavoro immenso, troppo spesso non giustamente considerato e riconosciuto. Alle suore che accolgono, alle migranti scappate dalla guerra, alle poliziotte che ogni giorno mettono la loro vita in pericolo per la tutela della nostra incolumità”.
Insomma, il pensiero va “alle donne comuni, alle quali si pensa troppo poco, ma che fanno andare avanti la società. Bambine, ragazze e future donne che non saranno premiate mai per ciò che fanno. Non è bello – continua l’architetto – aprire il giornale e leggere di anno in anno sempre gli stessi nomi. Io che premio te, tu che premi me. Non funziona così, non deve funzionare così”.
Un invito, quindi, a premiare “una commessa, una barista o una studentessa – magari non la più brava ma quella che si è distinta per una peculiarità o anche soltanto per essere riuscita a superare un gap – nella speranza che ciò possa servire da stimolo per lei ma anche per tutte coloro che credono di non meritare nulla solo perché le cose sono sempre andate allo stesso modo. È questo l’augurio e l’abbraccio che voglio dedicare a tutte quelle donne che meritano la ‘d’ maiuscola”.
Già, perché no. Un premio alla ‘donna qualunque’ che di qualunque ha ‘solo’ una cosa: l’eccezionalità di essere donna nella quotidianità.