';

I binari andiamo a metterli tutti noi
14 Ott 2016 08:30

Per andare da Messina a Trapani (349 chilometri) il treno ci mette 9 ore e un minuto.

Per andare da Milano a Firenze (307 km) ci mette un’ora e 39 minuti.

Uno dice: ecco la differenza fra vivere in un Paese del Terzo Mondo o in un Paese sviluppato. Sbagliato, il Paese è la stessa Italia. Solo che Messina e Trapani devono essere considerate diversamente Italia, Milano e Firenze proprio Italia Italia. Ecco perché, quando il ministro Delrio afferma in tv che il governo farà l’alta velocità per collegare Roma a Palermo, bisogna capire se non sia il caso di cominciare a piantare tutti insieme i binari per non perdere tempo. Anche perché c’è il rischio del gambero: oggi fra le due città un treno impiega 34 minuti in più rispetto al 1975.

Repetita iuvant, dicevano i latini: avevano capito in che posto stavano. Così è igienico ripetere che definire alta velocità quella prossima ventura fra Napoli e Bari è come definire Donald Trump un raffinato signore. La leggera differenza è che sarà alta capacità, che secondo lo stesso vocabolario ferroviario significa semplicemente doppio binario ovunque. Ciò che conferma come fra le due principali città del Sud (isole escluse) si va ancòra come quando Garibaldi apparve a cavallo.

Così è anche qui utile che ci diamo da fare tutti con i bulloni, visto che l’unico tratto attualmente cantierizzato (da Cervaro a Bovino, 18 km) dovrebbe essere completato nel 2017, alla media di meno di un chilometro all’anno da quel 2000 del primo annuncio dell’intera opera. La quale è di circa 200 chilometri, e fatevi i conti. Ma è meglio non andare a sfrigolare viaggiatori pugliesi la cui vita è già violentata in questi giorni dal limite dei 50 km orari per quei treni locali coi quali si muove mezza regione. Conseguenza della tragica collisione fra Corato e Andria.

Ma dimenticando un dato, chissà se più per abitudine o rassegnazione.

Se prendiamo gli orari ferroviari di città meridionali scelte a caso, facciamo il conto di quanto ci mettono i treni per andare da una all’altra. Così scopriremo che la velocità (si fa per dire) va fra i 33 e i 95 chilometri all’ora, con una media di 64, poco al di sopra dei 50 sopra detti. Chi ha voglia faccia la prova, mettiamo, fra Bari e Potenza, e accerti se non si fa prima ad andare su Marte.

Ma la tragedia di luglio ha rivelato anche altri orrori che al Sud sono la norma da così tanto tempo da chiedersi se non debbano essere considerati immutabili come fatti di natura. Su 7300 chilometri di binario doppio in Italia, il 77 per cento è al Nord e il 23 al Sud (che pure ha oltre il 40 per cento della superficie nazionale e oltre il 34 per cento della popolazione). E quanto alle linee elettriche, la metà sono al Nord e il 28 per cento al Sud. E lasciamo stare la Basilicata, si dovesse mettere in testa di dover essere come gli altri. Già può fregiarsi di Matera, capitale europea 2019 della cultura, come unica città italiana senza ferrovie dello Stato. Ora però la sua giunta si mette a denunciare che non è previsto un euro per la regione nel nuovo piano decennale delle ferrovie, proprio perché non perda l’abitudine.

Ma si fa presto a dire treno. Alle ore 12,15 del 9 ottobre 2012, un impunito fece una foto sul Foggia-Bari, visto che stiamo sempre a giocare col cellulare. I pannelli fissi alle pareti avevano indicazioni di tratte toscane da Terontola ad Arezzo, da Grosseto a Siena, da Pisa a Pontedera. E una trionfale scritta invitava a “Viaggiare informati in Toscana”. Non era il passeggero ad avere le traveggole, il fatto è semplicemente che i treni rottamati al Centro Nord vengono inviati pari pari al Sud che non può meritare altro. Italia di seconda mano.

Ora che il premier Renzi ha rilanciato il ponte sullo stretto di Messina, ovviamente c’è chi ha obiettato che non sono i tre minuti che ci si metterebbero per arrivare a Reggio Calabria a far gridare al miracolo se prima e dopo c’è quel po’ po’ visto. E’ vero che il ponte si chiama più Psicologia che Desiderio. La sensazione di non essere più isolati. O anche il risveglio per chi crede che la Sicilia sia un mondo (eletto) a parte. Ma è vero anche che a poco servirebbe finché il governo non attua la legge che gli impone di calcolare i cosiddetti livelli minimi di servizio locali. Cioè quanto decentemente serve al trasporto pubblico e gli investimenti conseguenti.

Non c’è bisogno di andare a scomodare i Nobel dello sviluppo per capire quanto i collegamenti ne siano il presupposto. Scusi, lei aprirebbe un’azienda in un posto in cui è difficile arrivare e dal quale è difficile partire? E’ stato un imprenditore pugliese illuminato come Vito Pertosa a dire che solo poter andare in due ore da Bari a Napoli può significare per il Sud svoltare. Se non si è fatto, magari vuol dire che i poteri forti non volevano che il Sud svoltasse. Egoismo, anzi suicidio.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento