Tiziana Cantone non si è suicidata, l’abbiamo uccisa.
Nessuno di noi che frequentiamo, usiamo e abusiamo dei social network può assolversi dall’omicidio di questa giovane donna che si è vista pubblicare senza consenso un video che mostrava il lato privato della sua vita. Una violenza inaudita. Peggio che essere uccisi con un colpo di pistola in fronte. Tiziana Cantone avrebbe sofferto di meno.
Invece è stata uccisa un poco alla volta. L’ha uccisa l’assassino che ha pubblicato il video, non nel momento in cui l’ha postato ma un poco alla volta.
L’ha uccisa chi quelle immagini le ha guardate, condivise, propagate e usate per lasciare commenti insulsi.
Quando scrivo che per colpa di troppi Facebook sta diventando una fogna dove personaggi senza scrupoli affogano le loro frustrazioni, le loro incapacità o sfogano la loro ignoranza e violenza mi riferisco anche a questo.
Piangere o fingere di indignarsi per un giorno per l’ennesima vittima (Tiziana non sarà l’ultima vittima della violenza degli assassini del web) è inutile se poi da ora non collaboriamo tutti a isolare (come dovremmo fare nella vita reale) gli odiatori di professione, i malati di mente che usano decine di profili e i rifiuti umani che albergano tra noi.
Questa gente va cancellata, bloccata, rinchiusa in luoghi dove non possono e non devono poter socializzare. A questi trogloditi dobbiamo infliggere noi il 41 bis del web, impedirgli contatti sul web. Spero si riesca a trovare una soluzione tecnica per eliminare questi killer della tastiera pericolosi e assassini quanto i mafiosi.
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