Fu una sciagura apocalittica. Ben 123 anni prima del famoso sisma del 1980. Il terremoto del 16 dicembre 1857, di intensità 7.0, che devastò le province di Potenza e Salerno, fece una strage.
Nelle stime ufficiali finali, raccolte dagli intendenti delle province coinvolte e trasmessi al ministro dell’Interno a Napoli, vennero registrati 9732 morti nella provincia di Potenza e 1207 in quella di Salerno. I feriti furono oltre 9000.
I danni, resi noti l’anno dopo dalle “Cronache” di monsignor Luigi Del Pozzo, furono calcolati in 137.577 ducati. L’equivalente di 550.308 lire piemontesi dell’epoca. I paesi più colpiti furono, in Basilicata, Montemurro, che perse il 75 per cento degli abitanti, e Saponara (oggi chiamata Grumento nova) con il 50 per cento. Nella futura Campania, fu devastata Polla dove morirono quasi 2000 persone.
Fu un duro colpo per le imprese agricole, per i paesi, per le strade. I soccorsi furono difficili. Se raggiungere quelle zone fu arduo nel 1980, figuriamoci allora. Solo 6 anni prima, nel 1851, un altro terremoto aveva colpito Melfi che, con sottoscrizioni pubbliche, era stata ricostruita in gran parte. Nel 1857, furono raccolti 20.000 ducati per interventi nelle opere pubbliche, religiose e artistiche colpite.
La scossa si avvertì anche a Potenza, dove ci furono anche molti danni. Il governo delle Due Sicilie, su sollecitazione del re Ferdinando II di Borbone, decise di offrire ai senza tetto l’opportunità di spostarsi in un’area dove la bonifica delle paludi malariche aveva liberato terreni e offerto aree coltivabili: quella dell’attuale Battipaglia nella piana del Sele. Chi si trasferiva riceveva incentivi per le coltivazioni.
Ma fu quello il primo terremoto della storia ad essere foto documentato. Fu la prima volta che, aggregato alla spedizione dello scienziato irlandese Robert Mallet, ci fu un professionista dell’immagine francese, Alphonse Bernoud, corrispondente dell’Illustration, già fotografo dei Savoia e poi dei Borbone. Armato della sua volumonisa macchina fotografica con cavalletto e di lastre, realizzò ben 136 scatti sui luoghi dei crolli.
Sono documenti storici unici. La rappresentazione visiva dei danni di realtà dove arrivare non era facile. Oggi, con le microtelecamere, i telefonini, l’informazione che corre sulle frazioni di secondo, i terremoti trovano immagini continue. Quella del 1857 fu la prima volta che questo avvenne, con i mezzi dell’epoca. Tante, si diceva allora, stereoscopie furono prodotte sui resti di Polla e Pertosa. A Bernoud si unì in alcuni luoghi anche il fotografo Grenier. Le immagini si arricchirono poi di 79 litografie preparate da Vincent Brooks.
Quelle foto furono pubblicate su L’Illustration e poi nel libro “Viaggio” di Mallet nell’edizione londinese del 1862. Documenti rari che vennero consegnati, come materia di studio, anche al sismologo nella Biblioteca londinese della Royal Society. Un triste primato, stavolta, quello delle Due Sicilie nel terremoto del 1857. Il primo terremoto raccontato anche per immagini oltre alle memorie e ai libri di testimoni che lo descrissero. Un precedente utile, per ricostruire statistiche e danni dei terremoti.
Inquieta osservare che quelle stesse province, distrutte nel 1857, furono poi le stesse, con l’aggiunta dell’Irpinia, del sisma del 23 novembre 1980. Inquieta la proporzione tra i due eventi: 159 anni fa, i morti furono 10.939; 36 anni fa furono 2914. Il progresso di 123 anni sembrava alzare le mani contro il terremoto.
Dal blog de www.ilmattino.it
Foto: Le rovine di Pertosa in una fotografia di Alphonse Bernoud
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