Finalmente ho potuto leggere e valutare le decisioni assunte il 29 agosto 2014 dal Consiglio dei Ministri in materia di riforma del “sistema giustizia”. Sei disegni di legge ed un decreto legge. La prima considerazione che mi è balenata in mente è stata l’idea del “tanto fumo e poco arrosto”. All’esame dei contenuti riguardanti la materia penale non vi è nulla di nuovo e di realmente efficace all’orizzonte.
Poco o nulla cambia. In tema di lotta ai crimini dei colletti bianchi e della criminalità politica, (che di fatto impedisce lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese) non viene adottata nessuna misura funzionale. Ci sono soltanto una sfilza di disegni di legge che dovranno essere portati all’attenzione di un Parlamento che difficilmente li approverà in tempi brevi. E per essere onesti fino in fondo credo che la loro eventuale non approvazione sarà un bene. Sulla lotta alla corruzione ho letto delle aberrazioni che da studioso di diritto penale mi lasciano esterrefatto. Si vuole creare una fattispecie di reato in base al quale verrebbe incriminato per il delitto di concussione solo il pubblico ufficiale e non più l’incaricato di pubblico servizio. Orrore degli orrori, avendo già eliminato anche l’importantissimo delitto di concussione per induzione, il settore della lotta ai crimini dei colletti bianchi subisce un brusco arresto in tema di punibilità. Gli amministratori pubblici infedeli dopo questa riforma possono dormire sonni tranquilli.
Leggo ancora che per poter intercettare corrotti e corruttori non è più necessario il requisito – oggi idoneo – dei “sufficienti indizi di reato” come per i delitti riguardanti la criminalità organizzata, ma occorre che gli indizi di reato siano “gravi”. In materia di prescrizione si capisce molto poco. Sono previste solo brevi interruzioni dei termini di prescrizione tra un grado e l’altro del giudizio. Per risolvere il problema una volta per tutte e alla radice, l’Italia dovrebbe entrare nel novero dei paesi civili, dove l’orologio della prescrizione si ferma all’inizio del processo e i gradi di giudizio sono due (merito e legittimità). Una norma di civiltà questa, semplice ed efficace al tempo stesso. Non leggo nulla sulla riformulazione del delitto di voto di scambio sopratutto in quella parte in cui si rendono penalmente irrilevanti le condotte con le quali il mafioso si sia impegnato a procurare i voti con le forme di intimidazione di assoggettamento e di omertà. Nulla di fatto in tema di falso in bilancio e auto-riciclaggio. Unica norma immediatamente efficace è quella sulla responsabilità civile dei magistrati: altro pasticcio non condivisibile così come è stato impostato. Sulla rivisitazione della geografia giudiziaria i tagli così come sono stati concepiti non sono assolutamente condivisibili. Se questa è la via delle riforme epocali credo che occorra una riflessione profonda. Ritengo che sia meglio una non riforma che una riforma concepita male!
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