A ridosso del 1800, in un paese del Sud, avvenne uno strano caso poi tramandatosi oralmente.
Vale la pena raccontarlo, per intendersi meglio sulle condizioni culturali in cui versava il Regno di Napoli, fuori delle mura della sua capitale.
Di queste storie ne è pieno l’intero Meridione e il diciannovesimo secolo, non è troppo lontano, per vederle così ingenue e tristi.
Dicevamo di un paesino, nemmeno troppo piccolo, con i suoi cinquemila abitanti.
In tale luogo, da un certo periodo, i contadini non frequentavano più le terre del bosco, perché molti di loro erano stati annichiliti da un ululato poderoso quanto inquietante.
In paese se ne parlava sempre più spesso e il problema cresceva. Tanto che, varie famiglie latifondiste, si riunirono per approfondire i fatti. I loro coloni ed i braccianti venivano meno agli obblighi e le casse ne risentivano.
In tale incontro, venne individuato il luogo e i testimoni parlarono di un ululato che a giorni alterni si presentava tenebroso. In paese si parlava apertamente di “paura”, la paura fu il nome di quello che per loro doveva essere il mostro nel bosco.
Il tempo passava, l’ululato compariva, i signorotti del posto erano infastiditi, i contadini affamati. E furono questi a prendere un’iniziativa. Bisognava affrontare il mostro.
Vennero così scelti gli uomini più coraggiosi, i più incoscienti e le migliori canaglie. Vennero tutti armati di forconi e materiali contundenti e la spedizione partì verso il bosco.
Ci furono varie ore di appostamento. Faceva freddo ed iniziò anche a spirare un vento da Nord.
Verso la sera ecco l’ululato. Veniva da una macchia vegetativa disordinata, una specie di giungla di rami difficile da penetrare. Gli uomini in armi, con il cuore in gola, s’avventurarono, si spinsero dentro, disboscarono, camminarono. E l’ululato cresceva, fino a sentirlo netto, localizzabile, ma con grande stupore non trovarono alcun mostro, alcun fantasma, se non un grande otre, che situato in senso direzionale del vento emetteva un forte fischio. Uno scherzo frutto della casualità di vari fattori. Quando il vento era da Nord, quell’otre bucato, si trasformava in un immenso flauto e dunque in un grande fischio, fino a diventare sinistro.
In paese si raccontò la causa, tutti tornarono nei campi e rimase in giro quella storia, sino a quando un insegnante non la incluse in un suo libro. Da cui l’ho letta e riportata.
Questa storia è la testimonianza delle condizioni medievali in cui versavano molte delle nostre aree, poco prima dell’Unità.
Solo i ricchi latifondisti avevano quel minimo d’istruzione per sottrarsi alla stregoneria, al paganesimo, alla paura di eventi innaturali. Il resto delle persone, vagava in condizioni non dissimili a quelle di cinque secoli prima.
La Rivoluzione Francese ed i riverberi della iperlaicità dei Lumi, non distavano millecinquecento chilometri, ma anni luce.
Il recupero fu lento.
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