';

Te lo ricordi dov’eri quel giorno?
10 Mag 2014 08:40

E’ il 9 maggio del 1978, sto tornando a casa con un carico pesantissimo sulle spalle. Ho un impreparato e una nota sul diario. Non mi è mai successo. Ho 11 anni e Palermo mi sembra davvero il posto più terribile dove vivere. Maledetto Pitagora, maledetto teorema e maledetto il libro e chi lo scrisse, quello che mi ha distratta ieri pomeriggio dai compiti di geometria. Mi aspetta il patibolo, lo so. Scoppierò a piangere appena suonato il campanello così, appena papà mi vede, in lacrime magari si commuove..in genere funziona.

No, non funziona, la scuola no. Mi batte sempre. Aria di guai. Però le lacrime non ho bisogno di fingerle mentre spingo il pulsante. Infatti mio padre si trova davanti il mio volto in lacrime e io però mi trovo davanti i suoi occhi lucidi e non capisco. Nemmeno lui capisce e mi chiede “come lo sai?”, non so cosa rispondere. Dico solo “non è colpa mia” e lui “certo che non è colpa tua , tesoro”. 

Guardo la tv, mia madre e mio fratello fissi davanti allo schermo e mi pare di intuire qualcosa. E’ morto Aldo Moro.

Non è che io ne sappia molto, ma è un nome familiare a casa mia, papà lo cita spesso quando parla di politica e so anche che è stato sequestrato. Prendo coraggio, tiro fuori il diario dalla cartella e dico d’un fiato “papà ho una nota sul diario”, non mi ascolta perché è fisso sulla tv.

Il telegiornale dice anche che hanno trovato i resti del corpo di un giovane sindacalista vicino Palermo. E quello sì, io lo conosco meglio, perché lo sentiamo in radio io e mio fratello,a volte, che imita le voci. Mi vien voglia di dirlo a voce alta: papà ma è morto anche quello della radio, peppino impastato, hai presente? Invece ripeto solo: “ho preso una nota sul diario”. Capisco che ha capito.

“Fammi leggere” e mentre legge a me si ferma il respiro. “Perché non hai studiato?” mi dice in maniera secca. Rimango zitta perché ha ragione e non ho risposte. “Adesso non si può, ma domani mattina io e te rimaniamo a casa e si studia il teorema di Pitagora”. “Perché non adesso, papà?” “Perché è morto Moro”. “E’ morto anche Peppino, quello della radio papà”. “Mila, le cose che si devono fare vanno fatte, sempre” con un tono che ancora adesso mi rimbomba.

Quel giorno il quadrato costruito sull’ipotenusa corrispose esattamente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. Mi piacerebbe molto che ciascun genitore d’Italia ogni 9 maggio dicesse la stessa cosa a suo figlio con quello stesso tono. Il quale magari ci penserebbe due volte prima di tirar pietre dai cavalcavia, o prenderne in giro un altro. A questo deve servire quel giorno, mica a chissà cos’altro. Che ci sono le cose importanti e vanno rispettate. La memoria è una di queste. Il dovere è un’altra.

Io lo dirò in classe oggi. La memoria è importante e i ricordi e fatti importanti, anche quelli brutti, sono da tutelare, come i monumenti. Servono a ricordarci chi siamo.

Te lo ricordi dov’eri quel giorno?

Mila Spicola

Fonte: http://laricreazionenonaspetta.com.unita.it/scuola/2011/05/09/9-maggio-1978/


Dalla stessa categoria

Lascia un commento