Alcune riflessioni dopo una esperienza unica nei Balcani.
Il dibattito italiano e internazionale (ma soprattutto quello italiano) è tutto concentrato su una domanda: possiamo accoglierli tutti?
Faccio fatica a seguire le risposte, a non provare fastidio.
La domanda è già superata: non importa che si possa o no, loro sono già in cammino… Da sempre!!!
Arriveranno comunque. Senza chiederci il permesso. Busseranno alle nostre porte. Premeranno con i loro figli ai nostri confini… E noi non possiamo farci niente. Perché è giusto così. Io scapperò se la mia casa rischierà di finire in fiamme. Scapperò anche se mi verrà tolta la possibilità di comprarmi il pane. Non resterò ferma a lasciarmi morire.
La vera domanda che dovrebbe tenere banco nei dibattiti, mentre osserviamo l’Europa dissolversi in frantumi, è: come gestiamo queste rotte sottraendo esseri umani dalle braccia dei trafficanti? Come impediamo che la gente attraversi 4,5,6,7 paesi a piedi con i loro figli? Dove posizioniamo le forze ONU per aiutarli? Come ci dividiamo i compiti fra noi Stati Nazione “civilizzati” e “ricchi” ?
E invece… Ospiti da studio e politici dell’ultima ora, sono tutti intenti ad elaborare la risposta più inutile: “dobbiamo aiutare i profughi, ma respingere i migranti economici” “prendiamo prima i cristiani” “prima gli italiani” e una serie di altri commenti inutili…
Nel frattempo i fatti scorrono, alle immagini del dolore ci si abitua, la quotidianità prende il sopravvento…
Ma io non mi arrendo.
Sento il dovere di spostare l’attenzione.
Far riflettere chi guarda i miei reportage.
Non esiste un tema sbagliato, che non va trattato perché non fa ascolti…
Non conosco altri modi per continuare a fare questo lavoro.
Lascia un commento