Non c’è che dire Renzi ha ottenuto già diversi record difficilmente eguagliabili in un ipotetico Guinness dei primati: in pochi giorni è passato da Sindaco a Segretario di partito a Premier; record assoluto delle due ore e quarantadue minuti trascorsi in colloquio con il Presidente della Repubblica; il più giovane presidente del Consiglio dei Ministri della storia repubblicana.
Qualcuno potrà obbiettare che tutto ciò non è poi così difficile da raggiungere perché siamo in Italia, e nel nostro bel Paese tutto è possibile. Restano ancora più conviti di ciò coloro che leggono gli ultimi bandi di concorso per il museo di paleontologia e CAMS pubblicati dall’Unical di Arcavacata, la nostra grande Università, vanto di questa Terra di Calabria, perché nonostante siano passati ben sessantaquattro anni dalla fine della seconda guerra mondiale, continua ad indicare come “preferenza a parità di merito i mutilati ed invalidi di guerra ex combattenti; i mutilati ed invalidi per fatto di guerra”.
Va bene che in Italia ormai andare in pensione sta diventando sempre più una chimera. C’è da augurarsi che un reduce di guerra, per giunta invalido e sicuramente ultraottantenne, non abbia bisogno d’iscriversi ad un concorso di paleontologia o al CAMS dell’Università della Calabria. A ben pensarci, però, una persona che abbia maturato un considerevole numero di anni, è certamente la più adatta ad essere impiegata al museo di paleontologia, magari mostrando anche attraverso la sua persona che in Italia i diritti alla pensione sono ormai diventati dei fossili da esporre in qualche bacheca.
Sono certo che l’intento di chi ha indetto il concorso è assolutamente meritorio, è degno di nota, oltre ad essere “previsto dal nostro ordinamento”. Si obbietterà col fatto di volerli stimolare a combattere la battaglia per unirsi a tutti coloro che in Italia hanno perso il lavoro, ai lavoratori – magari emigrati anche all’estero – che vengono collocati in pensione dopo quarant’anni con una miseria ed a molti altri casi simili.
Certo quanto alla formazione degli studenti e alla qualità della stessa Università – checché ne dica qualche innominabile rappresentane della Lega Nord, che in Parlamento si è permesso il lusso di dire che un Diploma al Nord vale più di una Laurea e che quest’ultima ottenuta al Sud corrisponda più o meno ad una licenza media – ha raggiunto ottimi livelli.
Ricordo solo l’ultima importante scoperta in campo di insetti del giovane ricercatore etnomologo Antonio Mazzei, che ha scoperto un raro esemplare di Rosalia alpina, in un bosco secolare della Sila. Il problema, se mai, è un altro, si chiama più specificatamente meritocrazia, che è diventata come “l’araba fenice” da tirare in ballo ad ogni piè sospinto soprattutto quando cambia il ministro della Pubblica Istruzione, e da noi ciò succede spesso.
Anche il Ministro Giannini, in una sua recente intervista l’ha presentata come uno degli obbiettivi prefissati. In Italia, molti giovani laureati, autentiche promesse in diversi campi dello scibile umano, si vedono negato l’impegno, la passione, i sacrifici e i carismi, semplicemente perché non appartengono alla casta, o alle varie lobby che oggi dettano le norme non scritte dai vari concorsi. Per non parlare di ciò che è successo nei mesi scorsi nei concorsi di medicina e all’annullamento del bonus di maturità e le abilitazioni nazionali per professore ordinario e associato (nel settore 12/C1-Diritto Costituzionale). Gli aspiranti associati, in una loro nota congiunta hanno pubblicamente denunciato che “nonostante l’intervento del Ministro e il relativo annullamento dei lavori di valutazione delle domande da professore ordinario, la Commissione valutante non ha rispettato e non si è completamente attenuta ai criteri del bando. Questo, in modo particolare per gli aspiranti associati, di cui è in corso la valutazione”. Inoltre, sempre nella stessa nota si leggono parole davvero forti: “Questo atteggiamento ostruzionistico ci imprigiona in un sistema che ci ha formato, ci ha richiesto immensi sacrifici, ci ha illuso e sfruttato con la favola della meritocrazia, decantata e mai praticata, ed ora pensa di metterci alla porta, con arrogante cecità e dispregio della legge, per sistemare indisturbati “figli e figliocci di”, di cui non è dato neppure sindacare il merito scientifico”.
Ha ragione Renzi ad iniziare dalla Scuola, bisogna che qualcuno gli ricordi, però, che non abbiamo bisogno solo di strutture scolastiche adeguate, ma soprattutto che scompaiano una volta per tutte le raccomandazioni e le lobby specie nelle Università.