L’insediamento di Maurizio Carta a presidente della scuola politecnica (la mia facoltà) e del nuovo rettore Fabrizio Micari aprono due porte nuove per il futuro di Palermo, della Sicilia.
Le Università sono state e sono importantissimi motori di ricerca e di internazionalizzazione e credo che entrambi questi uomini ne portino un segno concreto.
Dall’osservatorio privilegiato in cui mi trovo, mi impegnerò con tutta me stessa, con Davide Faraone, instancabile guida operosa e con tutte le persone che lavorano con noi per gli atenei del Sud. Per Palermo.
Non per solo campanilismo, e ammetto, c’è, ma perché solo sollevando i territori più difficili e problematici si sollevano le nazioni intere.
Per dare un futuro in “kelle terre per kelli fini ke le contenne”. E non altrove.
Questo significa chiedere agli atenei del sud di essere molto di più di quello che sono generalmente le Università. Molto di più. Visione e rigore. Progetto e apertura. Rigore etico e coraggio di merito e libertà.
Palermo ai primi del 900 era la città più ricca e colta e internazionale d’Europa.
Legata alla Germani e all’Inghilterra da strettissimi fili culturali e commerciali. E allora proviamoci, partiamo da quel passato e da una vocazione internazionale che è nel nostro dna. E facciamolo con le nostre Università.
Un augurio speciale a Maurizio, compagno di studi e parte di un gruppo di giovani visionari, ma che han sudato e sputato impegno per dar seguito a quelle visioni e che non han mai smesso di esserlo. Visione e rigore.
Fabrizio Micari lo conosco meno, ma ho avuto già modo di apprezzarne la disponibilità e quel pizzico di follia necessari a lanciarsi nel caos utile ad ogni mutamento