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Quella rapina a #Insigne e la narrazione da luoghi comuni su #Napoli
02 Mar 2016 09:26

La narrazione è sempre una scelta. Bianco e nero sono colorazioni illuminate dall’occhio di chi le raffigura. E, nella scelta di ogni racconto, il luogo comune resta sempre la strada più facile perchè fa risparmiare fatica. E’ la scorciatoia scelta da chi in questo modo accontenta la pigrizia mentale di chi ascolta, legge, guarda.

La rapina a Insigne sembra diventare un caso di scuola nelle scelte di narrazione, scatenando polemiche a non finire sui social network. Il fatto è noto: il calciatore del Napoli viene rapinato ad un semaforo, mentre è in auto con la moglie e una coppia di amici. Un fatto di cronaca semplice, che diventa notizia televisiva nazionale perché la vittima è Lorenzo Insigne, calciatore del Napoli, perchè è l’episodio si è verificato a Napoli e perchè il rapinatore avrebbe anche pronunciato la frase burla: “Dedicami un gol a Firenze”.

Brutto quando, non sapendo come rimpolpare un servizio giornalistico, si alimentano il sentire dei luoghi comuni, la non conoscenza tra italiani, il pregiudizio che vuole sempre e comunque Napoli capitale delle rapine, i calciatori della squadra cittadina vittime di criminalità comune in fuga per questo motivo, i rapinatori degli inafferrabili in grado di prendersi gioco di tutti. Loro idoli compresi.

Sui social, è stata ricordata la rapina al calciatore Icardi a Milano, è stato precisato che Cavani andò via da Napoli non certo perchè fu vittima di un furto in casa ed è stata espressa insofferenza a raffica su quel lemma che vuole il negativo sempre legato ad una sola e unica latitudine geografica.

Come la pensi è fissato nel mio libro “La Nazione napoletana”, che pubblicai per la Utet nel maggio scorso. Scrivevo: “Ritorna il tema della rappresentazione, dell’immagine del Mezzogiorno e di come il Sud venga visto e interpretato altrove. Dietro un’idea distorta si nasconde spesso una conoscenza superficiale. Dietro un’idea negativa si giustificano scelte economico-sociali penalizzanti”.

Insopportabile ho sempre trovato la pigrizia mentale giornalistica che ad esempio, dopo il successo planetario del libro di Roberto Saviano, ha sostituito per molto tempo nei titoli il termine camorra con quello di “Gomorra” per rendere quella stessa idea. Scelta pigra, per sintetizzare ogni vicenda di camorra. Pigrizia è anche identificare tout court Napoli con ogni forma di criminalità, considerarla una sorta di realtà infernale da cui fuggire.

C’è bianco e nero ovunque. Il grigio resta però sempre il colore dominante nella vita e nella sua rappresentazione. Sfumature, non sempre facili da comprendere. Specie a distanza e specie se si ha fretta di confezionare una narrazione già bella e pronta nella propria testa. E allora è pronta l’insidia del ricorso al luogo comune. Probabilmente, Insigne avrà sorriso su come è stata raccontata la sua esperienza, comune a tante persone in ogni parte d’Italia.

Puntare il dito contro ogni illegalità ovunque si annidi, senza distinzioni. Denunciare tutto il male che rovina il Sud e cercare di arginarlo. Ma, per farlo, il primo nemico da demoli è il luogo comune, il pregiudizio da sgombrare nella mente perchè impedisce di comprendere la realtà in cammino. Nessun indugio mai sulla “napoletaneria”, che è il vero alimento del pregiudizio e si vende e piace tanto fuori dal Sud perchè piace e diverte considerare Napoli la patria di Pulcinella, la gente sempre simpatica ma da prendfere con diffidenza perchè sempre disposta a fregarti.

Fin quando le narrazioni cavalcheranno questo sentire figlio di storia antica e di divisioni tra le diverse parti d’Italia, lo alimenteranno, non ci sarà futuro per il nostro Paese. L’indignazione sui social è stata espressione di questa insofferenza. Molto spesso sono proprio quei meridionali che vanno fuori, diventando furbi per carriera, a capire che quello che si vende meglio nella narrazione sui loro corregionali è lo stereotipo. E lo cavalcano, perpetuandolo. Per essere accettati di più.

Fonte: Blog Controstorie da Il Mattino


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