La famiglia Caravita appartiene all’aristocrazia napoletana.
Le sue origini sono probabilmente spagnole, ramo Sanchez, e s’insediò nella città partenopea dai tempi di Carlo Magno.
La casata, vanta dunque una storia millenaria, intrecciando castelli e parentele illustri.
Pupetto da Sirignano, era un Carovita, ma soprattutto il vero principe di Capri.
Fu lui a creare il jet set dell’isola, con la sua vita al di sopra delle righe, che gli costò la depauperazione di tutto il suo immenso patrimonio.
Pupetto, passò la sua esistenza tra corse d’auto, uomini ricchi e famosi e belle donne.
Antonio de Curtis, s’insipirò a lui quando girò il film “L’imperatore di Capri“. E tutte quelle bizzarie, dal serpente sul cappello al gallo sulla spalla, furono tutte storie attribuite a Pupetto, dai paparazzi di mezzo pianeta. Comprese quelle strane feste, popolate da artisti improbabili.
Il principe di Sirignano conobbe Churchill, Croce, D’Annunzio, Marconi, Puccini, Caruso, Onassis. L’elenco è lungo. Diciamo che, complice Capri, ebbe a che fare con tutti gli uomini illustri del Novecento.
Amava la bella vita, l’arte, le cose rare. Non aveva alcuna inclinazione al lavoro e si definiva un uomo inutile.
Non disdegnava il contatto con il popolo vivo di Napoli. Anzi.
Viveva tra Capri e Londra. Ma trascorreva periodi a New York, Il Cairo, Roma, Parigi. Sempre in alberghi lussuosi, sempre per mondanità, spesso con bellissime donne americane, che preferiva alle italiane.
Pupetto fu splendido padrone di casa di Capri, che lo nominò presidente della locale azienda di Turismo.
Lo sperpero del patrimonio iniziò nel 1937, alla morte del padre, l’illustre senatore Giuseppe Carovita, uomo di prestigio ed influentissimo nel parlamento del Regno.
Pupetto disse che la ricchezza portava solo tasse, spese e pensieri e riuscì a morire povero.
Era generoso e sensibile, sapeva ridere di sè. Per questo si definì un uomo inutile.
Visse fino a novant’anni e aveva ancora al suo fianco una bellissima e giovane donna.
Morì dopo aver visto un film di Totò: “Fifa e Arena“. Era il 1998.
Sulla sua tomba fece scrivere: “Non fece mai niente d’importante, ma non fece mai male a nessuno. Si divertì.”