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#Puglia: 4 domande sul piano di riordino sanitario
08 Mar 2016 08:45

Tanto tuonò, che piovve.

E, dunque, il Piano di Riordino della Rete Ospedaliera è stato varato.
Non è un atto definitivo, ma la versione beta di un work in progress che andrà progressivamente limato nei prossimi mesi.

La versione licenziata registra significative mitigazioni delle ipotesi iniziali, ma non elimina i dubbi e le domande.

In particolare quattro domande restano aperte.

La prima.
D’accordo decreti e leggi, norme e parametri, ma la domanda di salute dei territori che fine ha fatto? Possibile fare un piano di riordino senza partire dall’analisi epidemiologica? Per fare slide con l’applicazione dei criteri bastano ragionieri, per leggere il territorio serve la politica. Si può ragionare delle quantità, senza leggere la qualità?

La seconda.
La sanità privata che fine ha fatto? Perchè il Piano considera solo la sanità pubblica anche se del sistema integrato fa parte la sanità privata? La valutazione dell’offerta non richiedeva uno sguardo organico e completo, anche per verificarne l’adeguatezza rispetto ai parametri per disciplina?

La terza.
D’accordo saldo di posti letto invariato. Ma dove si ricollocano i posti letto (600? 700?? comunque tanti) che si razionalizzano con le chiusure e le riduzioni dei presidi? Dove si mettono questi posti letto, se negli ospedali di primo livello mancano gli spazi? Esiste un’analisi specifica? Per caso finiranno per dilatare le prestazioni private?

La quarta.
Nessuna chiusura ma solo riconversioni. Bene. Ma riconversione in cosa? Esistono dei progetti per ciascuno degli otto presidi che smetteranno di essere ospedali? E le risorse ci sono? E i tempi? Si può dire che rispetteremo la contestualità: si chiude solo quando si riapre diversamente?

Ecco di questo avremmo voluto discutere, se il percorso non fosse stato lampo e affannato.

Nonostante la scadenza era nota da un anno, il governo ha deciso di comprimere la discussione in una manciata di giorni.

Nel 2006 il processo di condivisione sociale durò mesi, si svolse con decine e decine di incontri, produsse una sperimentale campagna di ascolto partecipato con centinaia di emendamenti di cittadini e associazioni.

Non è accaduto.

Auspichiamo che accada nei prossimi mesi.

La costruzione di un moderno ed equilibrato sistema sanitario che regga all’urto dei violenti tagli dei governi nazionali, non si liquida con un atto ma si governa con un processo sociale aperto e continuo.

Questa è la sfida che la Puglia ha dinanzi.


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