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Perché tanti italiani cercano l’amico in Comune

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Un giorno incontrai in un bar un tizio, nato molto più a sud di me e, causa le nostre loquacità, intavolammo velocemente un dialogo sui modi di fare del meridione. Il taglio della discussione era critico, senza sconti.

Lui aveva un passato diverso dal mio, un passato sofferto, quasi cinico e mi raccontava con mestizia la sua vita.

Mi disse che il padre, quando egli compì l’età della ragione, cominciò a dirgli: “Lo vedi quello,è il bidello della scuola che dà sulla chiesa, salutalo anche tu, un giorno può esserti utile. Lo vedi quel signore, lavora alle poste, sta’ allo sportello, salutalo può essere sempre utile“. E così l’usciere del comune, il vigile, l’impiegato del catasto. Per il padre del mio interlocutore, ogni dipendente dello Stato, era una potenziale risorsa, anche il più umile ed insignificante.

In questi giorni di risultati elettorali, si è votato in tanti comuni del Sud. E molti amici del padre del tizio del bar, avranno sfogliato i giornali per controllare se il loro voto è andato a buon fine. Cioè se possono contare su un amico in …Comune.

Avere un amico in Comune facilita la vita, se anche il bidello della scuola può essere utile.

Ma non per commettere illeciti o altre facilitazioni fraudolente, “solo per quella stupidaggine, quell’inghippo che ti fa perdere una giornata, quella carta che ti serve a volo, senza fare la fila” diceva il famoso padre.

Insomma, un amico in Comune per snellire la burocrazia, oppure per un peccatuccio veniale, per uno strappo alla regola.

E’ così che il politico furfantello, crea i suoi clienti e si assicura quella fetta di potere, a volte figlia della civetteria, per coltivare interessi, estesi o meno.

Quello raccontato è uno dei tic nevrotici del Sud. Coltivato con cura da una vecchia guardia, dura a morire. E tale modus facendi alimenta la selezione di una classe politica scadente, che stenta a rinnovarsi.

Come può, in tali condizioni, essere eletto un giovane di buona preparazione, ma che non ha nulla da offrire?

Ho descritto una situazione da borgo, da paese che non supera i 20.000 abitanti. Una situazione di cui il Sud pullula. Ed ho sottolineato quanto la burocrazia sia complice della perduranza di tale sistema.

E’ bene che chi vuole cambiare l’Italia lo sappia.

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Published by
Gianvito Pizzi