Sono calabro-venezuelano. Da tre generazioni la mia famiglia cammina tra l’Italia e il Venezuela.
È molto triste leggere commenti ignoranti sui nostri fratelli africani, non per essere buonista ne sinistroide.
E mettiamo che siamo così nazionalisti di credere che una vita valga più di un altra a seconda della bandiera.
Però non capire la grande opportunità che c’è in questa forza di lavoro che arriva, che potrebbe sviluppare cose che noi abbiamo abbandonato, così come hanno fatto i miei nonni in Venezuela, non capire questo è di una stupidità incredibile.
E scusarsi con quella frase “ma noi siamo andati a lavorare” senza ricordare Al Capone e altri infami che sono andati per fare i criminali, è solo cattiveria, è pigrizia mentale ed è la stessa pigrizia che ci fa affondare sulla depressione in cui viviamo.
E non considerare il fatto che molte persone che arrivano in Europa stanno scappando da guerre che gli occidentali abbiamo portato o aiutato a portare, è da vigliacchi.
Tanto come dimenticare il Piano Marshall o le politiche d’integrazione delle nazioni che hanno ospitato agli italiani.
La mescolanza è il futuro perché nello scambio di culture impariamo di più del nostro essere umani e troviamo strumenti per migliorare la nostra esistenza.
E chi continui a credere quelle idiozie che lo Stato italiano dia un sacco di soldi al giorno a ogni emigrato e loro, stronzi, si lamentano del mangiare, lo invito ad andare a vedere come vivono e ad esigere i conti a tante di queste cooperative improvvisate che sì ricevono i soldi e li distribuiscono come vogliono.
Questo sì sarebbe vero nazionalismo: andare contro la corruzione.
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