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Napoli snob e senza identità: per cambiare ci vuole fantasia

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Maurizio de Giovanni, scrittore per caso e lettore di professione, come ama definirsi, è sicuramente uno degli osservatori più acuti e sinceri di Napoli.  “A volte un marciapiede divide due mondi in cui si parlano lingue diverse, c’è una cultura e anche un modo di amministrare la giustizia molto diverso”. Ma, al di là della sua stratigrafia, nell’intervista de Giovanni lancia una sorta di je accuse verso quella borghesia napoletana che da tempo ha deciso di disinteressarsi del destino della propria città, chiudendosi nei propri salotti e nei propri circoli, ignorando tutta quella gran massa di popolazione che ha un peso decisivo sul futuro della metropoli.

Progetti fermi, il senso di una grande delusione, la sensazione di essere stata lasciata a se stessa. Una città senza speranza?
“Napoli è una città che ha perso la sua identità. Le grandi metropoli sono il luogo della solitudine. Ma a Napoli non ci riconosciamo come cittadini napoletani. Parliamo di noi in terza persona, abbiamo perso il senso della comunità. Questo porta a un individualismo accentuato. Usciamo un po’ dai nostri gusci solo quando affrontiamo temi condivisi e riconoscibili, come il calcio, la gastronomia, le tradizioni….”.

 Cosa l’ha spinto ad ambientare i suoi romanzi negli anni trenta?
“Per la verità i motivi sono due. Il primo è incidentale: ho cominciato a scrivere al Gambrinus e quel bar, di per sé, riporta agli anni Trenta. Ma il secondo motivo è che mi interessava un tipo di indagine non istituzionale, non scientifica, basata sul percorso delle emozioni e dei sentimenti”.

Una città senza identità ha un futuro? Può provare a riscattarsi, a fare un scatto di orgoglio?
“Diciamo che la perdita di identità è la gravissima colpa, originaria, della borghesia napoletana che si isola, si disinteressa della propria città, si chiude nei suoi salotti. Siamo una sorta di città nella città, un microcosmo fatto di poche migliaia di persone che continuano a vedersi negli stessi posti, fanno le stesse cose, a frequentare gli stessi circoli, convinti di rappresentare una metropoli di cui costituiamo solo una fortissima minoranza”.

Una borghesia autoreferenziale e un po’ snob?
“Ricordo che quando ci furono le elezioni per il secondo mandato della Iervolino, il nome di Marco Rossi Doria era quello più gettonato con chiunque parlassi. Se avessi ascoltato solo quelli che erano gli orientamenti dei miei amici, non avrebbe dovuto esserci neanche il ballottaggio c’era un universale consenso: Rossi Doria sindaco al primo turno e senza difficoltà…Le cose sono poi andate in maniera molto diversa e di lì ho capito che avevo discusso solo con il 3% della popolazione napoletana”

E’ finita con un grande flop….
“Sì, Rossi Doria non è andato al di là del 3%. Ma non c’è stato alcun tradimento, nessuna bugia. È evidente che rappresentiamo una piccolissima parte della città, e che ignoriamo tutto il resto che è invece determinante nelle scelte e per il futuro della metropoli. La borghesia napoletana ha colpe gravi anche perché il 10 per cento della popolazione controlla il 90% della ricchezza”.

C’è grande delusione per la promessa di riscatto di de Magistris?
“Indiscutibilmente c’è delusione. Ma siamo stati delusi fin dall’inizio, non c’è stata alcuna parabola. Noi abbiamo scelto un nome che rappresentava più o meno una scelta obbligata in quel contesto. Adesso è arrivato il tempo in cui comincio a nutrire dei dubbi circa il fatto che un incapace onesto sia meglio di un capace disonesto. Vorrei che almeno per una volta questa città fosse amministrata da una persona mediamente onesta e mediamente capace. Evidentemente siamo vittime di un maleficio, di una maledizione, che ci impedisce di imboccare questa strada”.

Ultima domanda: deluso anche dall’addio di Cavani e Mazzarri? Anche nel calcio siamo condannati a vivere senza riscatto?
“Non ero legatissimo né a Cavani né, soprattutto, a Mazzarri. Personalmente trovavo Mazzarri sclerotico, poco duttile tatticamente, non ha mai lanciato giovani. Certo, gli va dato atto che ha portato la squadra al secondo posto. Ma io penso che oltre questo traguardo non possa andare”. 

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Published by
Antonio Troise