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#Mondello era la sua città e lo sarebbe sempre stata

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Capitolo primo. Adorava Mondello, la idolatrava smisuratamente… Ah no, è meglio: la mitizzava smisuratamente. Ecco. Per lui in qualunque stagione questa era ancora una borgata che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di Gigi D’Alessio… Aaah, no. Ricomincio da capo.

Capitolo primo. Era troppo romantico riguardo a Valdesi, come lo era riguardo a tutto il resto. Trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui Mondello significava belle donne, tipi in gamba che sembravano rotti a qualsiasi navigazione… No, stantio, roba stantia, di gusto… insomma dai, impegnati un po’ di più. Da capo.

Capitolo primo. Adorava Mondello. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. La stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade, stava rapidamente trasformando la borgata dei suoi sogni… No, non sarà troppo predicatorio? Insomma guardiamoci in faccia, io questo articolo lo devo vendere.

…Devo venderlo, per giunta, a qualcuno che di Mondello sa già tutto, perché Mondello è consustanziale a Palermo, e di Palermo si è scritto tutto il possibile e molto anche dell’impossibile. Eppure viene ancora e sempre voglia di raccontare la trasformazione di questa borgata a seconda delle stagioni. Ogni anno, per esempio, più o meno in questo periodo, Mondello cambia; e anche se resta sempre la stessa, ogni volta è come se fosse nuova.

La primavera a Mondello arriva coi primi culi. Quando le scuole, agli inizi di maggio, informalmente diventano facoltative, e i primi culi ancora pallidi cominciano a comparire sulla spiaggia. Poi arrivano un paio di manifestazioni che spezzano definitivamente l’incantesimo invernale, incasinando Valdesi e trasformandola in una specie di fiera, chiudendo al traffico una porzione di lungomare ma piantumandolo con pagode di plastica, tanto che alla fine viene da rimpiangere il normale traffico automobilistico.

Più o meno nello stesso periodo arriva un’altra coltivazione tipica mondellana, quella per cui la borgata palermitana è famosa nel mondo: le capanne. Quando cominciano a mettere le capanne si capisce che aveva ragione Charlie Brown dopo che Snoopy lo aveva bruscamente buttato giù dal letto. Parafrasando: mi pare che gli inverni si vadano accorciando. L’inverno è la stagione spensierata durante la quale la spiaggia è stata il libero pascolo dei cani che hanno lasciato le loro deiezioni sull’arenile. Piogge e mareggiate hanno poi provveduto a impastare cacca e sabbia, creando quella magica mistura che tante dermatiti provoca sulla pelle dei nostri bambini.

Quando poi la mistura è pronta, le capanne sono al loro posto e la cancellata verde è stata ripristinata, significa che davvero è tornata l’estate. Lo si capisce pure perché in Piazza compaiono per la prima volta le divise azzurre dei vigili urbani. Per i restanti nove mesi dell’anno, Mondello gode di una specie di privilegio di extraterritorialità, condiviso con altri quartieri più malfamati della città. Poi, il quindici giugno, come bucaneve, a Mondello spuntano i vigili. La popolazione locale, dopo averli invocati per tutto l’inverno – per esempio quando trova l’automobile bloccata da un’altra parcheggiata in seconda fila – adesso stramaledice i vigili perché fanno la multa alle macchine correttamente parcheggiate in divieto di sosta. È un effetto collaterale della legalità intermittente, che si manifesta quando qualcuno cerca da un momento all’altro di far rispettare regole che per il resto dell’anno vengono sospese.

Questo dell’extraterritorialità e della legalità intermittente è un privilegio che i residenti di Mondello coltivano per lunghi mesi, e si trasforma in una forma di stizzito risentimento nel periodo compreso fra giugno e settembre, quando quelli che spregiativamente vengono definiti “i palermitani” tornano a presidiare la loro spiaggia d’elezione, l’unica che consenta davvero lo sposalizio della cittadinanza col mare. I più spocchiosi fra i mondellani residenti, d’estate abbandonano la trincea al nemico e organizzano lunghi sdegnosi soggiorni di volontario esilio a Cortina D’Ampezzo. Potendo. Altrimenti si chiudono nella loro casa e stramaledicono i suonatori di bongo che imperversano nelle notti estive, impedendo il sonno nel raggio di molti chilometri. Diventano cattivi, i mondellani, durante l’estate.

Eppure non smettono di amarla, la borgata del loro cuore. Come si ama una canaglia di cui è nota l’essenza canagliesca, ma si sorvola perché le canaglie sono gente simpatica, di gran compagnia. E pazienza se in certi periodi diventano infrequentabili.

Ok, riproviamo.

Capitolo primo: Adorava Mondello, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. Com’era difficile vivere in una società desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, dalla televisione, dall’immondizia… Troppo arrabbiato. Non devo essere arrabbiato.

Capitolo primo: Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre… No, aspetta. Ci sono:
Mondello era la sua città e lo sarebbe sempre stata.

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Published by
Roberto Alajmo
Tags: Mondello