Da uomo del Sud scrivo a chi sta sullo stesso punto geografico e a chi vuol comprendere il nostro orgoglio e disagio e sta in un altrove. Scrivo ai meridionali in giro per il mondo, alle donne del Nord che a Sud scoprono altre meteopatie umane e di relazione, scrivo anche ai migranti che entrano da questa parte di mondo per salire su ai confini di questa Europa blindata come una fortezza.
Scrivo per i molti Sud di una Questione mai finita e falsata da dibattiti mandati avanti per luoghi comuni. Amo le distese del Campidano, la rosa posata sulla tomba di Federico II, il paesaggio di Chianalea e il degradare dello sguardo dalla collina verso il mar Jonio spesso rosso come il color del vino. Mi rendono felici le troupe di cinema che vagano tra Puglia, Basilicata e Calabria a cercare la luce e i posti giusti per raccontare le storie di questo mondo che cambia. La luna piena rotonda uguale a quella che contemplava Leopardi sul meridiano di Napoli riflettendo sulla forza umana della Ginestra è suggestione forte a prendere l’azione.
Il Sud, il nostro Sud, ha bisogno di essere raccontato e rappresentato politicamente. Siamo deboli in questo scontro di narrazioni. Privi di imprenditori di riferimento (addirittura si rimpiange il comandante Achille Lauro, stiamo attenti ai revanscismi sbagliati) non abbiamo strumenti collettivi di orientamento.
Niente appelli, manifesti, riferimenti gramsciani sbagliati da vecchia dottrina. Ma guardiamoci attorno e siamo quasi tutti sparpagliati nei nostri blog individuali, alle sceneggiature personali, agli uffici studi di salvaguardia, al servizio di qualche politico cui scrivere qualche discorso di circostanza.
Il Sud non ha quotidiani militanti, le riviste sono materiale di antiquariato, la Tv di Stato e private raccontano solo l’Inferno e il coreografico. Cinema e teatro provano ad essere un quadro di riferimento ma da soli non bastano.
Come le foglie d’autunno sono arrivati i dati della Svimez. Tutti a dire e scrivere che il Sud Italia è peggio della Grecia ma nessuno se ne cura perché la Merkel non ha interessi. Non ci sto e non ci dobbiamo stare.La Svimez va abolita. E’ governata da una gerontocrazia di autorevoli studiosi che tengono in piedi una società di ricerche che non aiuta nessuno. Bolletini per cassa di risonanza per strilli di dati riproposti asetticamente da una comunicazione che non riflette e ignorata dai più. Molto artigianalmente qualche dato a confronto dell’ultima grida manzoniana firmata Svimez. Crollano i consumi al Sud. Di quanto? 0,8. E al Nord come crescono? Dello 0,3. Ah una bella differenza, cara Marchesa Svimez. Ma va che il problema è italiano. A vedere certe feste pirotecniche, barche meridionali ormeggiate ai porti meridionali, consumi tecnologici e tanto altro non mi pare che ci sia questa Grecia. Ci sono molti evasori fiscali (come in Italia, molto sommerso), poco riciclo di rifiuti e molto di capitali sporchi. I capitali vanno in giro per il mondo, i rifiuti i grandi industriali del Nord li mandavano nelle Gomorre del Sud a buon prezzo per criminali e sporca politica. Altri esempi. Nei redditi al Sud si guadagna meno. Vero. Ma si vive meglio per relazioni con il territorio, costi più bassi. E qui si dovrebbe dispiegare una capacità di relazioni proprie con dimensioni collettive per far vivere meglio con decrescita intelligente e volontaria. Città e paesi del Sud devono animarsi non con Leghe del nulla in cui cerchiamo falsi miti ma con la sapienza di chi ha saputo dominare una natura complessa e friabile. Le relazioni di vicinato, gli orti comuni, il dialogo con gli anziani che videro altri mondi, il saper essere sindaci di Rione Sanità e organizzatori della Pro Loco, del comitato della Festa, del torneo di calcetto, dello spettacolo che costruisce pozzi in Africa in ricordo di un amico eccezionale che sapeva far queste cose. Curiamoci dei molti poveri che ci sono a Lecce come a Cuneo.
Nella globalizzazione si parte, si torna, ci si contamina. I voti della Maturità sono più alti al Sud che al Nord. “Ah quelli si aggiustano le cose”. Sarà che al Sud molti sono determinati ad avere il massimo dei voti. Studenti bravissimi che trasmettono ai figli lo stesso metodo con cui conquistarono il 60 che aprì la loro vita. Marco Giuseppe Albano da ragazzino sognava di vincere il David di Donatello. Da trentenne emergente l’ha vinto per davvero. Sarà che al Nord le griglie di valutazioni sono più rigide e orientate a punteggi più bassi. Sporcatevi le mani a capire.
Abbiamo un premier fiorentino che ogni tanto parla del Sud. In effetti fa una passerella meridionale e lancia un tweet di giornata. Era il 1976 che chiedevo con altri compagni reddito di cittadinanza come forma avanzata di welfare e relazione. Oggi i 5 stelle ne hanno fatto un principio di politica e per fortuna a sinistra ci sono parlamentari che tengono duro sul punto. Trovo utile anche l’iniziativa dei parlamentari siciliano pentastellati che con i loro proventi della politica hanno finanziato la costruzione di una nuova strada per riparare quella crollata mesi fa per l’incuria di altre amministrazioni statali. Attenti al centralismo di Renzi e ai nuovi potenti. E’ uguale a quello dei piemontesi unitari. Non più armi ma leggi che espropriano le nostre decisioni. Riproporre un neoglocalismo avanzato rispetto all’antica stagione dei sindaci che negli anni Novanta diedero una prospettiva al Sud.
Il Sud non è morto e non lo faremo morire. Ci aiuteranno i nostri figli che amano viverci e s’incantano a girare per campagne e mari e che un giorno andranno in giro per il mondo come i loro nonni e i loro padri. Ma sempre torneranno perché l’identità non si perde mai.
Trent’anni fa moriva Leonida Repaci. Per lui, la sua Calabria era una categoria morale. Nei momenti gravi della sua vita davanti alle avversità scriveva: “Ho sentito in me di molto simile a quegli scogli della Pietrosa dove il mare torna all’innocenza primordiale in uno scenario gigantesco di rupi che salgono la montagna, ripetendo il mito dei Titani lasciati a scalare il cielo”. Meno nani, più Titani per il Sud.
ps- Trentacinque anni fa una bomba esplodeva alla stazione di Bologna seminando morte e disperazione tra civili innocenti. Si tratta di una questione italiana e non meridionale. Non dimentichiamolo.