Oggi mi è venuto a trovare Giulio, non ci vedevamo dalla sua laurea (cioè soprattutto dalla sua mitica festa di laurea in Slovenia anno di grazia 2002).
Ho conosciuto Giulio a Leiden nel 2000, entrambi studenti Erasmus, io di filologia, lui di ingegneria, io di Napoli, lui di Verona. Siamo stati molto legati per un po’, poi lui è tornato in Olanda a lavorare e ci siamo persi di vista.
Così oggi davanti ad un panino a piazza di pietra ci siamo aggiornati sulle vicendevoli storie personali.
Mi ha raccontato che dopo l’Olanda è tornato in Italia, poi si è rotto le scatole di un lavoro un po’ monotono e ha mollato tutto.
Prima è andato in Francia, poi ha trovato lavoro in una grande multinazionale che costruisce macchinari speciali per le piattaforme offshore.
Così ha lavorato a lungo in Egitto, poi in Cina, poi nel Sudest asiatico.
Questo mese andrà in Angola. In Francia ha trovato l’amore della sua vita, e ci ha fatto un Pacs (mi ha detto così, mi faceva ridere e ve lo riporto).
Giulio ha scelto di andare fuori, nessuno l’ha costretto, forse un giorno tornerà in Italia, forse no, ma comunque sarà una sua scelta. Mi ha raccontato l’Italia con gli occhi di chi guarda il nostro Paese con amore senza nostalgia e senza stereotipi.
Mi ha reso molto orgoglioso quando ha usato parole di incoraggiamento per il Governo e per il Partito Democratico, è stato bello sentir dire che da fuori si ha l’impressione che l’Italia ce la stia davvero facendo a uscirne dalla crisi.
“Andate avanti, non mollate, mi raccomando”, così mi ha salutato.
Contaci Giulio, quando e se vorrai ritornare troverai un Paese migliore di come l’hai lasciato.
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