C’è sempre, in ogni concerto.
Di solito è prima del bis, ma non è detto.
Né conta se sia un concerto di musica classica o altro.
Succede sempre in un momento in cui il musicista cerca il silenzio per ritrovare la concentrazione.
Ecco, a quel punto, fra il pubblico c’è sempre qualcuno che sente il bisogno di gridare qualcosa.
Aspetta il silenzio assoluto, se ne impadronisce e grida:
– Bravo!
Oppure il titolo di una canzone che vorrebbe ascoltare. Oppure la prima corbelleria che gli passa per la testa.
Un po’ è il riflesso condizionato che porta a odiare il silenzio fino ad averne paura: ed applaudire ai funerali, ed esultare prima che la nota finale di una sinfonia si sia dissolta nell’aria.
Ma c’è di più. Mascherato da omaggio all’artista, c’è l’esibizionismo di un mediocre che proprio non ce la fa a restare anonimo. Si infila nel silenzio degli altri, e fa vedere chi è.
Sappia che tutti ne prendono atto ogni volta: ecco il solito idiota.