I fatti: potere accentrato nelle mani del Primo ministro, Parlamento depotenziato, cittadini privati del potere di rappresentanza, una sentenza della Corte Costituzionale sul cd. “porcellum” di fatto inapplicata.
Con queste premesse, la società civile ha l’obbligo di riconquistare il suo ruolo dominante nella scelta dei propri rappresentanti. A quanto pare attualmente i delegati non sono più espressione dei deleganti e non dimentichiamoci mai che siamo una democrazia rappresentativa di matrice parlamentare. L’aula di Montecitorio di recente semi deserta è stato un segnale preoccupante.
Dobbiamo anche tenere a mente che si sta discutendo una riforma costituzionale di notevole portata in un Parlamento eletto con un sistema elettorale che la Consulta ha giudicato incostituzionale.
Su tali presupposti, la stessa elezione del Presidente della Repubblica potrebbe presentare profili di dubbia costituzionalità.
In una democrazia “matura”, a prescindere da quanto finora detto, le regole del gioco si scrivono insieme.
I nostri padri costituenti lo hanno dimostrato con i fatti. Cambiare il Senato, facendolo eleggere dai consiglieri regionali e privandolo di notevoli poteri senza i dovuti contrappesi, determinerà ulteriore sfiducia dei cittadini nella politica. Vorrei aggiungere che la stessa riforma del lavoro, il cd. “Jobs Act”, – tanto esaltato in questi giorni – a mio giudizio presenta vizi di legittimità costituzionale.
Per quello che ho potuto leggere, il provvedimento contiene una legge delega più o meno in bianco.
Si legge infatti che in mancanza di criteri precisi, il governo possa intervenire come ritiene più opportuno interpretando discrezionalmente la volontà del delegante.
In questi giorni, è stato chiesto ad uno dei massimi costituzionalisti italiani nonché presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, se sia possibile che il governo stia preparando una riforma delle istituzioni che implichi il rischio che le stesse possano cadere nelle mani di una persona con obiettivi meno democratici.
La sua risposta è stata: il rischio c’è. Io la penso esattamente come lui: il rischio c’è.