In “Le parole sono pietre“, capolavoro del 1955 ambientato in Sicilia, Carlo Levi postulava il diritto ad una realtà – da vivere con umanità e scevra dai mali più atroci – da raccontare con parole chiare e vere.
Con l’espressione “Chi è senza peccato, per primo scagli la pietra contro di lei”, oltre duemila anni fa, il più grande rivoluzionario di tutti i tempi ci invitava non tanto o non solo a comprendere le ragioni di chi è diverso da noi, ma anche e soprattutto a non giudicare qualcuno superficialmente o sulla base di pregiudizi.
Ad essere umili. A saper essere sempre nel modo giusto autocritici e ad avere una coscienza. Non mi sembra che oggi le cose siano diverse o migliori.
Non sono pochi quelli che si arrogano il diritto di parlare di e per altri sulla base di proprie convinzioni non mutuate da alcun confronto issandosi da egoarchi su piedistalli dorati.
Non sono pochi quelli che usano con banalità e ipocrisia parole svuotate di ogni significato e dignità in ragione di una propria eterna impunità mistificando la realtà per mero opportunismo. Non sono pochi quelli che scagliano pietre quotidianamente contro chi si oppone al pensiero unico dominante.
Le pietre usiamole non per alzare ancora muri, ma per costruire ponti.
Le parole usiamole non per creare nemici, ma per rinsaldare relazioni. Le parole usiamole non per uccidere, ma per salvare. Per salvarci, nella bellezza della diversità e nella forza della verità.
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