A guardare le note vicende giudiziarie del petrolio lucano osservo che i miti di riferimento attuali sono le sguattere del Guatemala e i faccendieri meridionali (Gemelli è siciliano) da Terza repubblica. Tra i burocrati fanno specie, quelli che per comprare Bmw e cene romane altolocate, banchettano sul bene comune. Le lentezze e le baruffe del territorio hanno consegnato scelte al centralismo del governo mortificando l’autonomia locale. Mentre le intercettazioni tornano a far dibattito tra incoronati inquisitori di Mani pulite e governanti, preme conoscere le questioni della salute. Non si dovevano confondere i due tronconi d’inchiesta nelle stesso tempo mediatico. In questo modo la sarabanda populista ha creato non poca confusione in un’epoca in cui si urla invece di discutere e dove si spia velocemente invece di leggere e capire.
A chi è nota la bibliografia, sa bene che il Meridione divenne questione per mano dei meridionali, come ha ben spiegato una storica polacca con residenza ad Arcavacata di Rende. Ne abbiamo visto attuale coincidenza con l’incredibile intemerata del giornalista e scrittore siciliano Marcello Sorgi nel bazar finto pop di Ballaro’ che prende nome da un mercato di Palermo. Una Basilicata descritta ancora come quella di don Carlo Levi. Per fortuna sui social la barriera identitaria lucana ha fatto la sua parte (fatto salvo qualche mercante di parola che cerca utile al peggiorismo di bandiera).
Ha chiuso la vicenda con ottima determinazione il governatore Marcello Pittella che incontrando l’omonimo antagonista nel talk Agorà ha reso plastica ed evidente l’incauta e incolta tesi del giornalista di filiera. La Basilicata ha virtù e titoli di non poco conto al netto dei problemi di un’epoca complessa per il mondo intero. Stia attento ora chi teme l’icona agricola e paesologica del nostro stare. Non tema la caricatura e il dileggio.. Altri intellettuali hanno insegnato che il computer convive con la zappa. La memoria del passato rende ricco di senso il nostro presente fatto di astronomia, automobili, cinema ed energia.
In Calabria la questione dell’immagine, e potremmo dire dell’immaginario, ha invece avuto attenzione mediatica per la sciabolata al vetriolo di Selvaggia Lucarelli contro una scellerata pubblicità istituzionale apparsale su un aereo.Per chi non l’ha letta la vicenda, la ben racconta Eugenio Furia su La stampa (http://www.lastampa.it/2016/04/07/italia/ciabatte-sugli-scogli-ed-erroracci-la-pubblicit-della-calabria-un-autogol-oYuhROtHq0lPN75zeDC58M/pagina.html) aggiungendo gustosi precedenti. Anche qui il governatore Oliverio con giusta e pronta determinazione, ha ringraziato la denunziante e strattonato i responsabili del disastro che si spera vengano messi nella condizione di non far ulteriori danni.
Conosco pubblicitari e copy calabresi di altissima qualità creativa e professionale. Possibile che non vengano coinvolti nelle campagne istituzionali nazionali? In quanto al linguaggio e all’indice della Selvaggia bloggista cauti con le santificazioni. La bella signora è inquisita per intercettazioni illecite da cui avrebbe tratto informazioni per i suoi articoli. Inoltre, la blogger, è solita scrivere notizie sbagliate (vedi foto porno mai pubblicata da Repubblica.it) senza mai rettificare l’errore. Di peracottari di successo non ne mancano in giro.
In Calabria c’è bisogno di buone e nuove narrazioni. C’è voluta la rivista americana“Fortune” per riconoscere il valore di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, per il suo modello di accoglienza. Una storia raccontata da Wenders. Ma che per essere significativa va illustrata dai videomaker calabresi e va fatta diventare modello istituzionale che popoli i borghi abbandonati di migranti. Serve la narrazione di Michele Albanese, giornalista sotto scorta, diventato responsabile legalità della Fnsi nazionale. Alla Calabria servono narrazioni degne di questo nome.
Ad esempio quella di Nicola Gratteri, non accettato ministro a Roma, diventerà procuratore della Repubblica a Catanzaro. Fetentoni e faccendieri dei tavoli di poker del capoluogo sono in allarme. Tifiamo per lui ma sappiamo che non sarà un magistrato bravo ed integerrimo a cambiare la Calabria.
Nel mio passato da cronista ho intervistato nella gabbia del maxiprocesso un celebre capo ‘ndrina della mia Itaca. Scoop piazzato e proteste dal capo della Mobile e su a salire . Sto, quindi, con coerenza dalla parte della notizia, e trovo liberticida chi dice: “Chiudiamo “Porta a porta”. Ma ha ragione Claudio Fava. Conta anche come s’intervista il male. E Vespa nella sua autodifesa difesa lasci stare Gio’ Marrazzo che andava in ospedale a cercare Piromalli detenuto. Quello è altro giornalismo. Il tuo, caro Bruno, si limita ad officiare uno spettacolo da salotto. Non mischiamo il coraggio con l’opportunismo.
Sono contento e fiducioso che Renzi frequenti molto Napoli, E’ pur vero che si crea agitazione barricadiera per le strade. Ma l’attenzione politica al turismo e beni culturali (c’è un buon lavoro da parte del ministro Franceschini) è un versante decisivo per il Meridione. Non dimentichi Matera però Renzi. Il governo non può venire in Basilicata solo per processi e funerali.