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L’altra notte ho sognato Matteo Renzi

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Matteo Renzi è un politico italiano. E’ di Firenze. Io sono di Pescara. Io Firenze la amo quasi quanto Parigi. Dentro il Mercato centrale di Firenze, con due soldi, mangi un panino col bollito che è la fine del mondo. Diventato capo del governo a soli 39 anni, Matteo Renzi è il presidente del consiglio più giovane della storia italiana. Altamente improbabile che io lo diventi mai, capo del governo, in questa vita; ma la vedrei molto dura anche per una mia eventuale nomina a sottosegretario ai rapporti con i negozi alimentari di fiducia della buvette della Camera. E poi non sarei più il più giovane premier italiano di sempre, a quel punto. Che gusto ci sarebbe.

Matteo Renzi veste col giubbino di pelle, e va in bici: quello pure io. Matteo Renzi da bambino è cresciuto guardando “L’uomo tigre” e “Bim Bum Bam” e “Discoring”: quello pure io. Matteo Renzi è entrato inconsapevolmente nell’era digitale giocando col Commodore 64 e 128: quello pure io. Matteo Renzi prima di diventare premier girava sempre in maniche di camicia bianca: per la cronaca, io nel mio armadio ho una decina di camicie, e sette di queste sono bianche.

Matteo su Twitter ha 986 mila followers. Io ne ho 250, senza mila. Matteo dà il buongiorno all’Italia twittando già alle sei e mezza del mattino. Ogni suo motto, ogni suo pensiero estemporaneo si fa subito hashtag. Io do il mio buongiorno e il mio buon pomeriggio e la mia buonanotte, tutti insieme @passionatamente, ai miei 250 italiani twittando più che altro quando me lo ricordo, cosa che non capita certo tutti i giorni. E ogni mio motto, ogni mio pensiero estemporaneo viene sistematicamente stroncato o da mia mamma o dalla mia fidanzata.

Matteo Renzi partecipò alla Ruota della Fortuna, e vinse un mucchio di soldi, 48 milioni di lire. Io certo che la guardavo, “La Ruota della Fortuna”, e “Il gioco delle coppie”, il “Festivalbar”, e “Drive In”, che doveva piacere un sacco pure a Matteo. Il massimo che ho vinto in vita mia, però, è stato una volta alla Snai, ben 225 euro, puntando tosto sulla remota possibilità che il Pescara di Cristiano Bergodi da Bracciano vincesse a Firenze.

Matteo è sposato, ha tre figli e ha fatto il Classico. Io non sono sposato, non ho figli e ho fatto lo Scientifico, anche se tutti me lo dicevano sempre, “fa’ il Classico!”, “avresti dovuto fare il Classico!”. Matteo ha diretto l’edificante rivista nazionale “Camminiamo insieme”, firmandosi Zac. Io ho diretto il dadaistico free-press locale “Cyclo”, firmandomi Beck.

Matteo Renzi ha rottamato, senza incentivi, i vecchi dirigenti del Pd. Io vorrei tanto rottamare la mia macchina di terza mano, che consuma pure un occhio della testa, per comprarmene una nuova, magari a energia pulita, come piacciono a lui. Ma per questo mi servirebbero robusti incentivi, o meglio, cospicue donazioni a fondo perduto di Stato.

Matteo ha una testa piena di idee, e di capelli. Io ho pochi capelli, ma tante idee, e quindi stravinco io, per una maggiore concentrazione di idee per capello quadro. Matteo ha annunciato che dal primo maggio ci saranno ottanta euro netti in più in busta paga. Io una busta paga vera e propria  non l’ho mai avuta, e come me tanti, tanti come me, tanti come noi, caro Matteo.

Matteo Renzi nel 2006 ha scritto e pubblicato il libro “Tra De Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro”, Firenze, Giunti. Io nel 2006 ho scritto e pubblicato il libro “Te lo giuro sui Radiohead”, Chieti, Edizioni Noubs.

Io son venuto su col lievito musicale oscuro degli anni ’90: Smashing Pumpkins, il post-rock più cervellotico, i suddetti Radiohead. Matteo si è fatto ascoltatore ometto a suon di Jovanotti, Litfiba, Negrita, e cogli U2 suddetti. Ma chissà che non trafficasse sottobanco anche in audiocassette clandestine di Christian e Dario Baldan Bembo.

L’altra notte ho sognato che ero ospite insieme a Matteo Renzi di un nuovo talk-show condotto dal principe del giornalismo investigativo all’italiana, Paolo Del Debbio, insieme al reuccio dei matrimoni all’italiana, Enzo Miccio. Solo io e lui, lui e io, come se ci contendessimo la leadership in nuove fantasmagoriche primarie. A giudicarci, a mo’ di suprema corte elettorale, c’erano Morgan, Claudio Brachino, Raffaella Carrà, Casaleggio, Klaus Davi, Piero Sansonetti, Giovanni Floris, Lilli Gruber, Lucia Annunziata, Pupo, Domenico Scilipoti, Giuliano Ferrara in collegamento streaming da casa di Fabri Fibra, il principe Francesco Maria VI Ruspoli e il pronipote di Rasputin.

Matteo Renzi è un leader nato perché è stato un grande boy-scout. Lupetto prima, capo-scout poi. Pure io da ragazzino ho quasi fatto il boy-scout. Giurai, e me ne andai. Partecipai pure a un campo estivo scout, in alta montagna, senza tv. Ricordo che giocavamo sempre a pallone, e a volte vincevano non i più forti, ma i più furbi, i più carismatici, i più potenti, i più moderni.

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Published by
Maurizio Di Fazio
Tags: Matteo Renzi