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La telemedicina come strumento potenziare la sanità del Sud Italia rurale (e non solo)
29 Set 2023 08:00

Il sistema sanitario del Sud Italia deve affrontare diverse sfide. La geografia montuosa di regioni come la Calabria e l’Abruzzo e la dispersione delle isole quali Sicilia e Sardegna rendono difficile l’accesso all’assistenza sanitaria per le comunità più remote. Inoltre, l’area, insieme al resto d’Italia (come riporta il Sole24Ore da dati ISTAT) è alle prese con l’invecchiamento della popolazione, fatto che porta a un aumento della prevalenza di malattie croniche e alla necessità di assistenza a lungo termine. L’infrastruttura sanitaria locale spesso fatica a soddisfare queste esigenze e la carenza di operatori sanitari sul territorio aggrava ulteriormente la situazione.

Nel contesto di iDoctors, la nostra azienda, che si occupa di facilitare il collegamento tra i pazienti e i medici (e le loro prestazioni), abbiamo un punto di osservazione privilegiato su quello che sta diventando, secondo noi, uno strumento in grado di combattere i problemi citati in questa introduzione

Telemedicina: una soluzione innovativa che viene da lontano

La telemedicina è un approccio che si potrebbe definire “apparentemente innovativo”: è stato esplorato, di fatto, dalla metà dello secolo scorso, con il primo documento medico (di tipo radiologico) inviato per via telefonica, a distanza di decine di kilometri, negli anni ’40 (fonte National Library of Medicine) e i primi esempi di monitoraggio a distanza dei parametri vitali sviluppati dalla NASA per il progetto Mercury (il primo programma di missioni nello spazio con equipaggio degli Stati Uniti).

Purtroppo però, al di fuori dell’ambiente clinico, possiamo definire la telemedicina accessibile al “pubblico” dei pazienti come “innovativa” in Italia, senza distinzione tra Nord e Sud. O per meglio dire potenzialmente innovativa: la sua capacità di aggirare molte delle tradizionali barriere all’accesso all’assistenza sanitaria rappresentano, in questo caso soprattutto nelle comunità rurali del Sud Italia, una potenziale novità che potrebbe giovare grandemente al territorio.

Cos’è in pratica la telemedicina? Come potrebbe essere utile al Sud Italia?

La telemedicina comprende vari servizi come teleconsulto(quello che noi chiamiamo videoconsulto), telemonitoraggio, telediagnosi e teledidattica.

I teleconsulti sono di fatto incontri virtuali tra pazienti e operatori sanitari, fatti utilizzando anche semplicemente un telefono cellulare dotato di telecamera, che eliminano la necessità di spostamenti fisici a volte anche di decine o centinaia di kilometri. Questa caratteristica li rende estremamente utili per i pazienti con problemi di mobilità, per i pazienti anziani o le persone affette da malattie croniche che necessitano di controlli e consulti regolari, per le consultazioni di follow-up, il rinnovo delle prescrizioni e l’educazione sanitaria.

Questa è anche una modalità di erogazione di consulto medico in grado di dare accesso a tutte queste categorie di paziente (e non solo) alle “seconde opinioni” durante le quali uno specialista può dare la sua opinione riguardo il quadro diagnostico e terapeutico

Attualmente, per nostra esperienza e tramite i dati raccolti attraverso lo strumento del video-consulto offerto nella nostra piattaforma, sono ad oggi il servizio più usato di questo tipo di telemedicina in quanto non è necessaria una interazione al di fuori del passaggio di documenti e del colloquio via video-conferenza. 

Pensate se con i fondi del PNRR la Piattaforma Nazionale per i servizi di Telemedicina (in questo senso questo sito che sta ospitando le mie parole ha riportato novità molto importanti) fosse creata e resa accessibile per le regioni del Sud dell’Italia una piattaforma del sistema sanitario nazionale dove un parente di un paziente anziano e con problemi di mobilità può assistere il proprio caro nell’avere un colloquio con un medico dalla propria casa. Pensate se questa piattaforma, vedendo che il medico del proprio paese è occupato, invece di far aspettare il paziente in una sala di attesa affollata lo mettesse in contatto con il medico disponibile di un paese limitrofo. Non pensate sarebbe un grande passo avanti nell’assistenza? Noi crediamo di si. E c’è ancora molto da esplorare riguardo la telemedicina.

Ad esempio il telemonitoraggio consente agli operatori sanitari di monitorare a distanza, attraverso la rete Internet, i segni vitali e i sintomi dei pazienti per rendere meglio gestibile la gestione di malattie croniche come il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiache. Gli strumenti di telemonitoraggio possono avvisare gli operatori sanitari di eventuali cambiamenti pericolosi nello stato di salute dei loro pazienti consentendogli di intervenire tempestivamente sul problema.

Qua il grande scoglio è sicuramente la creazione di una infrastruttura in grado sia di raccogliere i dati che di “recapitarli”, per così dire, proprio agli operatori sanitari. Potete immaginare però quanto alleggerirebbe il carico di lavoro di medici e personale ospedaliero che devono compiere queste operazioni di routine in prima persona in ambulatorio o in clinica? Senza questo carico potrebbero lavorare con maggiore serenità e avere più tempo per quelle attività che richiedono tassativamente la presenza dei pazienti. E a proposito dei pazienti: immaginate quanto la diffusione del telemonitoraggio alleggerirebbe lo stress dei pazienti costretti a muoversi sia per ricevere questo monitoraggio sia per conoscerne e discuterne i risultati?

Continuando a esplorare l’ambito della telemedicina possiamo parlare della telediagnosi: questa attività consente agli operatori sanitari di ricevere e analizzare a distanza le immagini mediche o i risultati degli esami. Per questo tipo di attività esiste già in Italia uno strumento molto potente e utile: il Fascicolo Sanitario Elettronico, il quale negli ultimi anni è arrivato a coprire la quasi totalità del territorio italiano. Questo, unito alla possibilità di un teleconsulto a livello di sanità pubblica, renderebbe possibile velocizzare l’iter diagnostico, ambito nel quale la velocità a volte è assolutamente determinante, letteralmente questione di vita o di morte. Anche qui la re-distribuzione del carico di lavoro riguardo gli specialisti diagnostici potrebbe ridurre i tempi di attesa almeno, appunto, nella fase diagnostica, soprattutto nel Sud Italia dove i tempi di attesa per la sanità pubblica sono in assoluto i più alti d’Italia e, purtroppo, si rilevano addirittura rinunce all’accesso dei servizi sanitari (fonte Sole24Ore).

Infine, la teledidattica offre l’opportunità di una crescita professionale continua per gli operatori sanitari: aiuta a diffondere le informazioni e le tecniche mediche più recenti, migliorando la qualità dei servizi sanitari locali e, di conseguenza, l’esperienza dei pazienti. Una possibilità, quella offerta dalla teledidattica, da non sottovalutare.

La telemedicina in azione nel Sud Italia

Per fortuna possiamo già ad oggi rilevare iniziative virtuose di telemedicina nel Sud Italia. Ad esempio il progetto “Farmacia dei servizi” lanciato dalla Federfarma Calabria nell’ambito del quale si utilizza la telemedicina per fornire “un collegamento a distanza con i centri specialistici in farmacia, nella quale si potranno eseguire spirometrie, elettrocardiagrammi, holter cardiaci e pressori”.

Per fare un altro esempio la Regione Sicilia ha implementato il progetto “Telemedicina Sicilia“, con diversi progetti attivi già da diversi anni come la “Telecardiologia per anziani non autosufficienti” (attivo dal 2008), tramite il quale si possono monitorare pazienti con malattie croniche cardiache presso il loro domicilio riducendo i tassi di ospedalizzazione. Noi però ci chiediamo: si può fare di più? Può la telemedicina essere uno strumento per ridurre il gap sanitario tra Nord e Sud Italia?

Inoltre, come riportato da restoalsud.it, in Puglia è partito un progetto pilota, promosso dalla Fondazione ANT e realizzato grazie a MyHospitalHub PRO, per il monitoraggio a distanza, che permetterà ai medici ospedalieri e dei professionisti di ANT di “tenere traccia continua di parametri vitali come pressione arteriosa, temperatura corporea, ossimetria e frequenza cardiaca e respiratoria di pazienti oncologici assistiti a domicilio, che presentino una sintomatologia cardiovascolare e/o respiratoria rilevante al fine di accertare l’applicabilità sul lungo periodo del sistema stesso”. Un progetto bello quanto utile per i pazienti che devono fare i conti con questo male.

Il futuro della telemedicina nel Sud Italia

Sebbene le iniziative di telemedicina abbiano mostrato risultati promettenti, ci sono tante “sfide” da superare. Questioni tecniche, come l’accesso alla rete Internet disomogeneo e spesso di scarsa qualità e quindi poco affidabile in un contesto dove precisione e velocità delle comunicazioni sono importantissime, e questioni socioculturali, come la vera e propria accettazione delle nuove tecnologie da parte dei pazienti più anziani. A queste sfide si aggiungono le necessità di quadri giuridici e normativi che supportino e proteggano tutte le parti coinvolte nell’esercizio della telemedicina.

Tuttavia rimaniamo convinti che con un impegno adeguato e costante da parte delle autorità sanitarie, un adeguato investimento nelle infrastrutture e nell’educazione della comunità, la telemedicina può essere uno strumento preziosissimo nell’assistere il Sud Italia nel superare le difficoltà legate dell’accessibilità sanitaria. Sfruttando la potenza della tecnologia digitale potremmo fare importanti passi avanti verso un Sud Italia, o per meglio dire una Italia intera, nella quale ogni cittadino, indipendentemente dalla propria posizione geografica ed alla propria situazione economica, possa avere accesso a servizi sanitari di qualità. L’Italia può abbracciare il digitale e noi, dal nostro “punto di osservazione”, ne siamo già stati testimoni in passato.

Paola Conti, CEO di iDoctors


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