Sabato è andato in piazza nella sua massima rappresentazione mediatica l’eterno fascismo italiano nella sua versione contemporanea. Neo duce Matteo Salvini che smessa la camicia bianca, indossa non a caso, la maglietta nera inneggiando ad un benzinaio inconsapevole eroe della deriva texana del giustiziere fai da te che ammazza il rapinatore. Matteo fascio leghista nel suo comizio sostiene volutamente la deriva destrorsa della giustizia fai da te che tanto piace a tutti coloro che fanno manifesto dell’antica icona del Charles Bronson degli anni Settanta.
Piazza del Popolo a Roma era affollata ma non traboccante. Hanno rubato il vaffanculo a Beppe Grillo. Dai prati della Padania ci si riconverte alla Marcia su Roma aggregando Casa Pound e i fascisti del terzo millennio, rappresentanze di Alba dorata e lepenisti, nostalgici borbonici, fratelli d’Italia meloniani in distacco da Mafia capitale, poliziotti del Sap sporchi del sangue del G8 genovese e dei Cucchi di tante celle di sicurezze, pescatori braccati dalle regole assassine europee, anticomunisti viscerali, agricoltori, padroncini affamati dalla crisi, strozzati dalla banche. Si distaccano da questo coacervo la piccola tribù’ missina che si è ritrovata sparuta a ricordare il martire Mantakas, Forza Italia in forte crisi d’identità con il suo leader carismatico preoccupato solo dei tesori e degli affari di famiglia, l’affarismo di Ncd in posizione acefala alleato di governo del premier Renzi. Il bersaglio principale dell’altro Matteo, che si ritrova ad essere capo di governo non eletto, permettendo di alimentare una posizione di critica minoritaria populista alimentata da una crisi che produce consensi e alleanze inedite.
Sul palco della piazza di una Roma non più ladrona abbiamo visto il principe dei ladri Umberto Bossi. I suoi figli e le sue cricche si sono allineate alle peggiori storture della partitocrazia classica. Il senatur ha voluto marcare il suo ruolo storico dichiarando anche che l’alleanza con fascisti acclarati non è nelle sue coordinate. Ma tutto questo non fermerà la nuova aggregazione. Decisive saranno le elezioni regionali in Veneto. Sul palco romano erano presenti Zaia e soprattutto Tosi in difficoltà con la nuova compagine. Nel Nord Est si deciderà la ricomposizione della versione fascioleghista.2.
Salvini fa audience e furoreggia in televisione. La politica folle dell’Europa lo aiuta come è accaduto in altri Paesi dove avanzano i suoi alleati. La questione del Nord è alimentata dai giornaloni che orientano la borghesia italiana. Ha scritto, per esempio, Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera: “Lo Stato continua a considerare i produttori, anziché benemeriti da proteggere, pecore da tosare; ognuno di loro ha l’impressione di procedere trascinando il peso di lavori improduttivi, di burocrazie che si autoalimentano, di privilegi castali che le recenti liberalizzazioni non hanno neppure scalfito. La questione non è solo economica, ma culturale. Il Nord si sente sottorappresentato nella vita pubblica, segnata da una sorta di «egemonia mediterranea», da una Tv di Stato la cui lingua ufficiale è il romanesco, da un’industria cinematografica che se mette in scena un piemontese o un veneto ne fa un gretto sfruttatore o un mona”.
Nel dibattito manca il Meridione. Sul Foglio i lucani che si oppongono al neocolonialismo petrolifero sono stati apostrofati come nostalgici dell’epoca dei cafoni e dei pecorai. Mio figlio, che ha 12 anni, e si incuriosisce alle parole della politica mi ha chiesto: “Ma se esiste una Lega Nord perché non esiste una Lega del Sud?”.
Una domanda cui è difficile rispondere. Difficile unire la paesologia, l’agricoltura biologica, Lou Palanca, le tante cirome, le componenti dell’industria creativa. le poche case editrici indipendenti in un progetto politico che colmi il divario. Manchiamo di grandi giornali meridionali, la Rai resta partitocratica e romanocentrica, le università producono poco sapere critico. Nelle rappresentanze parlamentari dominano ascari, corrotti e nominati. Istituzioni come Commissione antimafia e Svimez vanno soltanto chiuse a beneficio di agenzie più’ serie e moderne.
Una manifestazione antagonista imponente e imprevista ha scandito il suo “Mai con Salvini”. Radici storiche antiche che dalla Resistenza agli anni Settanta fanno di Roma una capitale di una sinistra che non smobilita i suoi valori arriva anche a giovani generazioni. Ha prevalso l’intelligenza di non far sfociare in violenza una piattaforma che ha aggregato e che alla fine ha deciso di allargare la protesta contro il governo di Renzi. Sul terreno facile dell’antifascismo si è conquistata la piazza ma resta sfocata la prospettiva politica alla sinistra del Pd. Servono muratori, architetti e ingegneri per costruire sulle molte macerie.
A Mosca hanno ucciso Nemtsov, leader dell’opposizione. Stava per presentare un dossier contro Putin per le infiltrazioni russe in Ucraina. In Argentina un magistrato che indagava sulla presidenza è stato ucciso in circostanze misteriose. “House of cards” ha un successo planetario perchè racconta con verosimiglianza la politica odierna nelle sue deviazioni. E dall’ Italia, il cattivo Frank Underwood. sembra aver preso spunto da Matteo Renzi e il suo Job act “incostituzionale” per abbindolare l’opinione pubblica distraendola da ben altre magagne. Grande è il disordine sotto il cielo. Speriamo abbia ragione quel vecchio compagno cinese, il quale sosteneva che in questi casi “favorevole è la situazione”.