La compostezza e la compattezza della famiglia Borsellino (Manfredi e Lucia in particolare modo, i figli di Paolo) di fronte a certi inquietanti insulti e minacce che hanno subito e subiscono ci segnalano e ci insegnano due cose semplici ma fondamentali: stiamo dimenticando la tragedia della mafia fingendo che non esiste più o che è stata addirittura sconfitta (la parola mafia è sparita dal l’agenda politica di chiunque, anche dalla mia e dalla vostra cari amici veri e virtuali) e sta emergendo in maniera sconcertante un fenomeno che in altri tempi un altro grande siciliano avrebbe definito sadicamente l’antimafia di professione. Cosa che con accenti diversi ma più duri denuncia anche don Ciotti.
Troppi nullafacenti, troppi pseudo intellettuali e parolai di professione che hanno un problema per ogni soluzione oramai sono entrati in carriera nell’antimafia senza averne qualità morali e in certi casi manco il casellario giudiziale immacolato.
Attenzione, le mafie infiltrano non solo le istituzioni dello Stato ma anche i presidi antimafia… Non si lasciano soli i Borsellino, i Falcone, i Livatino e tutti quelli che hanno perso la vita per affermare le leggi dello Stato a Palermo come a Napoli o a Milano o a Torino. Le mafie hanno colonizzato l’Italia.
I mafiosi sparano di meno, hanno ripulito la faccia, messo giacche sartoriali e cravatte alla moda, hanno inflessione dialettale meneghina e toscanaccia o emiliana non solo siculo/calabro/napoletana… ma sono sempre loro. Sono quelli che ci hanno rubato il futuro…
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