Da piccola, al liceo, con le mie amiche trascorrevamo giornate e ore al telefono o in piazzetta a parlare e poi ancora parlare e parlare su quello che eravamo e su quello che avremmo voluto essere, con la certezza, dentro, che la nostra vita sarebbe stata diversa da tutto il resto.
Diversa da come ce l’avevano raccontata, diversa da quella che vedevamo in tv, lontana anni luce da come l’avevamo vista nelle nostre case di periferia. E quello che più ci preoccupava era costruire un’immagine di noi che rispondesse ai nostri ideali, a volte astratti, spesso discutibili, ma il bello era che già allora l’unica cosa di cui ci importasse era diventare delle persone con una forte dignità. Delle donne, soprattutto, con una dignità enorme.
La sentivamo nel cuore, la dignità. Non ce la saremmo fatte toccare da nessuno e per nessuna ragione al mondo. Odiando le “fighette” e ancora di più le piccole fiammiferaie tutte casa e chiesa, cercavamo, in qualche modo, di capire cosa volesse dire essere donne. Nessuno ce lo aveva insegnato. Era un qualcosa ancora tutto da costruire.
Andando contro il consumismo, andando contro i media, andando contro tutto cercavamo di capire cosa dovessimo inseguire. E in quell’ansia molte di noi si sono perse. Altre ci hanno rinunciato. Alcune, poche, alla fine hanno capito che il trucco era non cercare sempre un modo di remare contro ma trovare prima o poi l’onda lunga da cavalcare. Spesso la più difficile, comunque la più insidiosa, l’onda lunga dell’esperienza, quella che prima di cavalcarla ce ne vogliono di tentativi, quella che prima di riuscire a sentirla dentro ti tocca cadere dal surf infinite volte.
Quando Laura Boldrini è stata eletta presidente della Camera, io mi sono commossa. Ero a casa, avevo l’influenza. Ma quando ho sentito le sue parole, quando ha parlato delle donne, mi sono sentita meglio.
Ieri la “presidentessa” ha espresso la sua partecipazione nei confronti della decisione della Rai per aver rinunciato, quest’anno, a trasmettere Miss Italia. Per un’immagine di donna diversa, per un’immagine di donna più vera, “perché le donne hanno altri talenti da coltivare”.
Eh già. E allora ho ripensato all’altra parte delle mie compagne, quelle che oggi sono tutte sposate, e se non lo sono, si sentono sfigate. Quelle che da bambine non facevano mai niente di sbagliato, quelle che venivano a scuola con i pantaloni della Sisley e le mani strette in un accenno di preghiera e sospiri trattenuti quando il fidanzato le chiamava già per le prime cene in famiglia.
Quelle che quando ci sentivano parlare della vita e distruggerci la testa sui suoi ineffabili perché, storcevano il naso e si rimettevano ligie ad ascoltare il prof perché era giusto così. Quelle che non si facevano mai domande, quelle che non avrebbero rinunciato a una puntata di Maria De Filippi nemmeno a pagarle. Quelle che oggi sono sistemate ma a settembre, quando non verrà trasmessa Miss Italia su Rai Uno, si troveranno costrette e guardare negli occhi il loro fedele compagno di divano e forse, speriamo, cercheranno finalmente qualche parola da dirsi.
Spegnere la Tv e iniziare a conoscersi. Oppure accendere la Tv per scoprire quel che succede nelle altre parti del mondo. Questa forse è un’utopia. Un’utopia tutta ancora da sognare. Ma il viaggio è appena iniziato e io, ai miei sogni di bambina, non ci ho mai rinunciato. E la mia dignità, col tempo, ha trovato la sua immagine nel mio corpo, che è così bello perché è un corpo che non vuole conoscere compromessi.
Laura Boldrini. René Art Novel è con te.
Foto di Maria Stefania Musumeci