';

Il #Sud che voglio sognare. E quello che voglio #cambiare
30 Lug 2015 06:33

Sin dall’Unità d’Italia, ossia praticamente da sempre, si parla di “questione meridionale“.

Vi hanno dedicato mirabili riflessioni moltissimi intellettuali meridionalisti o politici come Salvemini, Fiore, Gramsci, Franchetti. Nel 1910 il lucano #GiustinoFortunato scriveva: “Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più mette in dubbio.

C’è fra il nord e il sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione e, quindi, per gl’intimi legami che corrono tra il benessere e l’anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale”.

Le mafie da un lato e il familismo amorale dall’altro hanno sventrato il Mezzogiorno. Hanno cancellato lo spirito costituzionale e repubblicano. Hanno debellato, come fosse un contagio, l’identità nazionale, ove sia mai esistita. Nel Sud, ancora oggi, dopo decenni, in moltissimi luoghi, lo Stato non esiste. Né lo Stato sembra abbia interesse a visitare il Sud, per riannetterlo a sé. Sicilia e Puglia sono tra le prime regioni italiane per dispersione scolastica: non inferiore al 30%.

Sicilia e Puglia sono tra le prime regioni italiane per numero di opere pubbliche censite non completate: una sessantina circa. In Sicilia, penso ai territori messinesi, ci sono ancora situazioni di degrado risalenti al terremoto del 1908.

Calabria, Puglia e Sicilia hanno, da anni, con sprechi insostenibili, una spesa sanitaria regionale di miliardi di euro che, ove fosse trasparente ed efficiente, non solo fermerebbe la diaspora di “turisti ospedalieri”, ma innalzerebbe la qualità dell’offerta creando nuovi posti di lavoro.

La Puglia è la prima regione italiana per illeciti ambientali e da anni tra le prime. La Basilicata è, ad oggi, tra le regioni del Mezzogiorno, quella più sfruttata dallo Stato per le trivellazioni petrolifere con rischi per la salute e per l’agricoltura già accertati.

La Calabria ha l’organizzazione criminale più potente e pericolosa d’Europa. La Calabria è tra i territori a più alta sismicità e quella meno cantierizzata. La Puglia condivide (se non ricordo male) con la Calabria il record di disoccupazione femminile: oltre il 55%.

In tutto il Mezzogiorno, la disoccupazione giovanile tende ad aumentare. Il Mezzogiorno, tuttavia, non è né può essere raccontato solo in questa maniera negativa, disfattista e catastrofista. Nonostante non sia tra le priorità dell’attuale Premier. E in verità non sia stato tra le priorità, da 30 anni, di nessun Presidente del Consiglio. #RomanoProdi, di recente a Bari, forse, è stato l’unico che ha cercato di proporre qualcosa, per il nostro Sud. Lodevole e ammirevole il suo tentativo, va riconosciuto, ma troppo poco comunque.

Perché “la questione meridionale” è, prima di tutto, una “questione nazionale”: solo quando verrà affrontata coraggiosamente, seriamente e radicalmente – con un approccio integrato, sistemico e interdisciplinare – nell’intenzione di risolverla definitivamente, rimettendo al centro la dignità dei cittadini, forse, questo Paese potrà finalmente voltare pagina. Dando una prospettiva ai giovani e alle donne.

Creando le condizioni per autodeterminarsi e per rimuovere gli ostacoli, come recita la Costituzione, per favorire un progresso sociale e culturale. I diritti non possono diventare una concessione. Oggi in Puglia e in tutte le altre regioni del Mezzogiorno ci sono tantissimi ragazzi e ragazze che non hanno un lavoro o che hanno un lavoro precario o che hanno dei talenti inespressi e poco valorizzati.

Non possiamo più permetterci di sprecare questa umanità. Non possiamo più permetterci di sprecare queste intelligenze, vera energia rinnovabile di cambiamento per il nostro avvenire. In tutto il #Mezzogiorno ci sono, nonostante tutto, nei campi più diversi, moltissime esperienze virtuose che andrebbero valorizzate, che andrebbero messe a sistema, che andrebbero, infine, fatte conoscere. E, allora, come diceva #RitaAtria, “.. forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare?”.

Dipende da Noi. Io ci credo. Svegliamoci!


Dalla stessa categoria

Lascia un commento