“Resto al Sud”, festeggia il primo compleanno e dimostra intatta quella freschezza e novità che ha spinto tanti di noi a scrivere sul sito ed a condividere una visione diversa ed innovativa del sud.
Un progetto editoriale che guarda al paese, ma ha come protagonisti tante donne ed uomini che hanno deciso di rimanere al sud, con l’ambizione di cambiare il sud, di non lasciare alle mafie ed alla cattiva politica le nostre terre.
Giuseppe Caporale, direttore di questo Laboratorio Culturale 3.0, nel manifesto di presentazione ha reso chiaro il progetto: “Racconteremo tutte le verità del nostro sud: la bellezza e l’incanto dei luoghi, ma anche tutti i suoi lati oscuri. Non solo per denunciare o gridare. Ma per cambiare. Insieme.”
Cambiare insieme, significa costruire una nuova classe dirigente diffusa, consapevole delle tante opportunità che il sud può offrire, capace di contrapporsi ai tanti che hanno saccheggiato il sud, con una urbanizzazione selvaggia, con le complicità mafiose , con le imprese “lontane dal mercato”.
Il Sud può e deve ripartire da due grandi questioni;
1) Impresa e innovazione
Dalla nuova manifattura 2.0 e dai servizi avanzati, da investimenti nella banda larga, da un settore turistico che non sia solo immobiliare ma di mercato, dal recupero del patrimonio culturale ed artistico, al di fuori della insopportabile retorica delle magnifiche e progressive sorti del nostro patrimonio culturale. Dall’enorme potenziale della qualità del sistema agroalimentare, dei tanti “nuovi imprenditori” che hanno abbandonato la vecchia logica dei “sussidi” e competono sui mercati internazionali.
Quindi Innovazione a tutto campo, come nuovo paradigma per il Sud, nelle dimensioni economiche, sociali e tecnologiche.
Nel nostro sud convivono oggi aree con una forte presenza industriale ( il sudest delle Sicilia, le tante realta’ Campane e Pugliesi) ed aree rese marginali dal “deserto economico”, dalla presenza delle mafie, dalla debolezza della società civile!
Dobbiamo essere consapevoli che il futuro del sud, dipenderà dalle classi dirigenti meridionali, dai tanti che spero raccolgano l’appello di “Resto al Sud”.
2) Education: il Gap Nord-Sud
il sistema educativo lega tutti gli i grandi nodi di natura economica, geografica, infrastrutturale, culturale che spiegano la differenza negli indicatori sociali tra Nord e Sud. Basta pensare al nesso che esiste tra successo scolastico e sviluppo di un territorio. Al Sud la dispersione scolastica supera abbondantemente il 20% (la Sardegna è al 28 %, la Sicilia al 25%, la Campania al 21,8%, la Puglia sul 20%). Ma è un problema che, anche se in misura minore, riguarda anche il Nord: in Veneto e Lombardia la dispersione scolastica è del 14% e 15%.
Non va meglio all’università: la quota di abbandoni dopo il primo anno degli studenti del Sud è del 17,4% (così attesta l’ultimo Rapporto ANVUR).
Mentre al Nord è solo del 12,6%. Il tasso di regolarità nel conseguimento di una laurea è molto preoccupante: al Sud solo il 23% degli studenti si laurea in tempo, mentre al Nord il 44%.
A fronte di un deciso calo demografico, abbiamo assistito negli ultimi anni anche a una riduzione del numero degli immatricolati. Questo dato è caratterizzato da profonde differenze Nord-Sud. Nelle università del Nord il numero degli immatricolati è sceso di circa il 10%, e in molte realtà c’è addirittura un incremento degli studenti, mentre nel Mezzogiorno il calo è davvero significativo e preoccupante.
Le università del Sud, salvo notevoli eccezioni, non sono attrattive per gli studenti del Centro-Nord, mentre il 25% degli immatricolati residenti nelle regioni del Sud e delle Isole scelgono un ateneo del Nord.
Un simile quadro ci deve spingere a progettare una strategia di rilancio della scuola e dell’università del Mezzogiorno, una strategia che comprenda mobilità internazionale, attrattività di talenti e di docenti, qualità delle strutture edilizie, miglioramenti infrastrutturali, innovazione didattica, efficienza organizzativa. Una leva fondamentale di questa strategia non può che essere il collegamento tra scuola, università e imprese e la diffusione di quei poli tecnico-professionali in cui sono leader, già oggi, alcune Regioni del Sud.
Ma esiste anche un altro Sud che può essere colto solo allontanandosi dalle medie e guardando in profondità i territori dove l’innovazione si è maggiormente diffusa: in questi territori, che anche la recente Valutazione della Qualità della Ricerca dell’Anvur ha messo in luce, esistono eccellenze con un profilo internazionale sia nel campo dell’impresa della ricerca che nel campo dell’innovazione didattica. Esistono sempre nel Sud scuole (penso a Catania e a Brindisi in particolare) che hanno avuto il merito di vincere competizioni internazionali mostrando il volto di un’Italia unita nella capacità di creare innovazione.
Basta studiare con attenzione queste enclave largamente diffuse nel nostro Mezzogiorno ma ignorate nella “media del pollo” per capire che esiste un nesso strettissimo tra elevata scolarizzazione, qualità delle strutture edilizie e della didattica, alta cultura della legalità, elevato sviluppo imprenditoriale.
Sono queste realtà quelle che vanno emulate ed è da qui che può ripartire un riscatto del Mezzogiorno lontano da retoriche e populismi, ma capace di valorizzare la risorsa più importante di cui il Sud dispone: l’intelligenza e la creatività dei suoi giovani.
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