Il rispetto delle regole resta oggi agli occhi degli italiani – e soprattutto dei cittadini degli altri Paesi del mondo – uno dei problemi più importanti e irrisolti della nostra democrazia. Probabilmente sottovalutato o, peggio, cancellato da chi dovrebbe garantirlo.
Il mancato rispetto della legalità si manifesta a partire dalla semplicissima mancata osservanza delle regole di educazione alle buone maniere (ai miei tempi per un mancato saluto si veniva aspramente rimproverati se non addirittura puniti dai genitori) fino ad arrivare alla corruzione ed all’evasione fiscale.
Questa situazione trova la sua legittimazione nel “cattivo esempio” che purtroppo è arrivato negli ultimi decenni anche da chi è stato ai vertici dello Stato ed ha considerato troppo spesso la corruzione e l’evasione quasi una necessità, se non addirittura un dovere. Il rispetto delle regole e la cultura della legalità sono probabilmente l’ultima speranza per risollevare la nostra democrazia dal baratro in cui è caduta.
Non dobbiamo mai dimenticarci che la legalità è il fondamento dello Stato di diritto nel quale sono le leggi “giuste” a regolare i rapporti umani. I cattivi esempi purtroppo contribuiscono a far sì che il diritto stenti ad entrare nella vita dei cittadini e l’assenza di una cultura del rispetto altrui ha ridotto la legalità a mero concetto evanescente portando la forza ad essere il mezzo di risoluzione dei rapporti sociali tra gli esseri umani. Questo decadimento morale, culturale e giuridico è avvenuto anche perché pretendere il rispetto della legalità significa spesso prendersela con i più forti, ricchi e potenti, perciò, si è preferisce lasciar perdere e colpire vilmente i più deboli.
Ho sempre più di frequente l’impressione, di regredire verso le società di tipo settecentesco dove l’essere umano era considerato “mezzo” e non “fine” dell’ordinamento giuridico. Mi viene in mente quello Stato feudale dove i nobili, i ricchi e i mafiosi dell’epoca, non solo non pagavano tasse, ma si chiudeva spesso un occhio sulle loro attività corruttive ed illegali, mentre il povero, alla minima infrazione, veniva duramente punito.
Se questo Paese vuole veramente rinascere occorre riflettere con molta profondità sul seguente assunto: tanto maggiore è la posizione sociale di un soggetto, tanto maggiore è la sua responsabilità rispetto agli obblighi sociali e all’osservanza di quelle regole di convivenza necessarie a garantire lo Stato di diritto e la democrazia. Sono fermamente convinto che la base della norma risieda nell’affidamento reciproco del suo rispetto da parte di tutti i consociati. Questa regola elementare si è persa.
Dunque alle leggi non si ubbidisce, esse vanno osservate perchè si sentono giuste. L’idea che oggi impera indisturbata è che le regole si possono violare e piegare alle esigenze del momento (il che vuol dire alle esigenze di chi abbia la forza economica, politica e mediatica di piegarle per il proprio tornaconto) rappresenta la negazione della legalità.
Oggi il rispetto della legge sembra essere assente dalla coscienza del cittadino sia nei suoi rapporti con la pubblica amministrazione, sia nei rapporti interpersonali. Questa è la vera grande “tragedia” del nostro Paese a cui occorre porre rimedio al più presto.