Compio 52 anni. Oltre mezzo secolo vissuto dagli anni del boom fino ai giorni nostri in uno dei periodi più’ mutevoli della storia. E grazie ad un padre nato nel 1907 ricordi in presa diretta che abbracciano tutto il secolo breve. Un quarto di vita vissuto da giornalista.
Quasi 18 a tempo pieno in redazioni di giornali locali, 13 con funzione di alta dirigenza. Ho vissuto e contribuito all’ultima stagione progressiva del giornalismo di provincia partecipando ad una fase euforica della crescita di copie e al conseguente peso esercitato nel dibattito pubblico. Tutto ora sta cambiando. Leggere, scrivere, informarsi.
Ho sentito poche autocritiche di categoria sul fatto che una settimana fa quasi nessuno si era accorto dell’avanzata elettorale del credo renziano nel corpo vivo della società italiana. Le redazioni dei giornali hanno perso il contatto con il Paese.
In larga parte la narrazione è stereotipata e si sta quasi esclusivamente su mappe preconfezionate come i sondaggi sbagliati. L’apogeo della società dello spettacolo vive nel duce Grillo, uno che si sposta nel giro di mesi da Rodotà a Farage.
Trionfa la serenità social di don Matteo, politico epigono del protagonista della fiction (Freccero dixit) e l’Italia celebra una mobilità elettorale liquida inimmaginabile per chi ha vissuto l’anatema del titolo di Pintor: “Moriremo democristiani” .
La piazzale Loreto di Berlusconi è un ospizio per vecchi a riprova che la tragedia quasi sempre finisce in farsa.
Poi magari appare Scajola e tutto sembra una commedia all’italiana di Monicelli. Io m’illumino del Paese reale.
Il pranzo dei portatori del Santo di Potenza. Ovvero come riprendere le radici collettive di una città e farne comportamento ludico del calendario civile. Guardo Il meticciato delle nostre contrade: falegnami indiani, muratori rumeni, ambulanti africani,badanti polacchi, viados brasiliani. Centomila giovani italiani emigrati nel mondo rendono piccolo il globo.
Chi penserà un New deal per i pusher d’erba che escono dal carcere? Milioni di disoccupati costringono Bankitalia a riscoprire Keynes. A via Nazionale dicono di voler più potere per rimuovere i corrotti.
Penso ne abbiano abbastanza per sanare la cancrena usuraia e ladrona di gran parte dei banchieri. Alla festa nazionale del Fatto Quotidiano invitano Veltroni per presentare il film su Berlinguer.
Credo che il cinema possa ancora cambiare lo stato delle cose. Soprattutto al Sud. Quasi tutti aspettiamo il Mondiale di calcio. E quasi tutti sogniamo di vincerlo.