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Il Coronavirus sfugge nella totalità all’intelletto umano

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Gli effetti e la natura fenomenica, nel senso filosofico, del coronavirus sfuggono all’intelletto umano. La molteplicità delle sue implicazioni lo rendono difficile da metabolizzare e la sua imprevedibile comparsa gli conforma crismi surreali.

Questo dato conia più difficile la soluzione, perché conduce le menti ad uno sforzo plurimo ed ad incamminarsi su crinali obliqui.

Tutto diventa più complesso per i governanti, nel prendere le decisioni, per via di retropensieri difficili da rimuovere, legati all’irrazionalità dell’evento.

Tutto nella realtà è razionale, per seguire le vie di Hegel, e questo assunto pone il coronavirus in un ambito di intangibilità in molti suoi aspetti.

L’uomo si pone scenari a breve termine, rendendo filosofi gli epidemiologi, che filosofi non sono. Perché si ha difficoltà ad immaginare un futuro remoto.

Il coronavirus ha reso all’uomo la fragilità che il positivismo gli aveva distolto con cura. Il giusnaturalismo corre in soccorso per modellare le nuove leggi, adducendo anche un po’ di fatalismo che riporta alla filosofia greca.

Comunque, al di là di considerazioni a cavallo tra filosofia e pscicanalisi, l’uomo ha solo le strade delle scienze per combattere. Mediche, giuridiche ed economiche.

Ma la componente psicologica, che è mutata nella percezione della realtà, va comunque presa in considerazione.

Infatti ogni popolo ha reagito nelle propria difesa secondo le caratteristiche della propria storia psicologica, legata a quella culturale, che ne è una derivazione.

Da qui l’agire in ordine non omogeneo, che non porta ad una maggiore sistematicità nel contrasto.

L’idea, seguendo l’insegnamento cartesiano, deve essere chiara e distinta. Ne siamo ancora lontani. Il tempo aiuterà il metodico concepimento concettuale.

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Published by
Gianvito Pizzi