Non solo grandi opere. In Italia per il settore delle costruzioni il nuovo business potrebbe essere rappresentato dalla manutenzione di territorio e infrastrutture. Cmc, il colosso delle cooperative impegnato nel settore delle costruzioni e delle grandi opere, guarda con interesse alle opportunità che potrebbero arrivare anche dalla nuova filosofia degli interventi pubblici.
E’ il caso del piano per la ristrutturazione delle scuole, varato dal Governo, ma anche delle esigenze, sempre più evidenti, di gestire il rinnovo di lunghe arterie autostradali o il delicato patrimonio archeologico di Pompei.
L’acqua prende la strada che gli traccia il terreno, spiega Dario Foschini amministratore delegato della cooperativa che conta 7.187 dipendenti, 410 dei quali soci cooperatori, e vanta una quota un fatturato estero pari a circa il 60% del totale.
La Cooperativa Muratori e Cementisti, fondata nel 1901 a Ravenna, punta quest’anno a realizzare un fatturato di circa 1.089 milioni di euro (1.123,7 se si contano anche le controllate): di questi 614,7 milioni sono provenienti da commesse estere, dal Mozambico agli Stati Uniti, ma anche in Sudafrica, Laos e Cina.
In Italia così questo colosso cooperativo si piazza al terzo posto nella classifica dei grandi costruttori, dopo Salini-Impregilo e Astaldi. Al momento Cmc lavora in Italia a progetti di grandi opere, all’Expo 2015 di Milano e alla Tav, ma guarda con attenzione a nuove opportunità.
”Dopo la stagione delle grandi opere – spiega Foschini – credo che si aprano prospettive per impegnarsi sulle necessita’ di manutenzione che ha l’Italia”. Cmc certo non nasconde di puntare alla gara per un nuovo lotto (20 Km) della Salerno-Reggio Calabria ma è anche interessata all’operazione di ristrutturazione delle scuole che il governo sta varando e che vale, nel complesso, circa 3,5 miliardi.
”Siamo stati in grado di costruire delle scuole in soli 60 giorni, nei comuni di Mirandola, Concordia e Finale Emilia – dice Foschini – Ma l’Italia ha bisogno di manutenzione su tanti fronti, basta pensare a Pompei che crolla”.
La capacità di adattarsi e soprattutto la forte presenza all’estero in Paesi in via di sviluppo ha consentito a Cmc di assorbire le difficoltà della crisi economica. Così la richiesta al governo non riguarda riforma dei contratti o incentivi, bensì quella di sostenere la penetrazione in Paesi stranieri con la diplomazia.
“Abbiamo il sostegno delle nostre ambasciate che ora parlano moltissimo delle imprese italiane – afferma Foschini – ma quello di cui abbiamo bisogno è della presenza della politica che affianchi l’operatività delle imprese con un dialogo di tipo politico-diplomatico nei Paesi dove le imprese italiane sono presenti”.