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I neoborbonici visti dai neoborbonici
12 Lug 2016 08:45

Oltre seimila pagine di rassegna stampa, un milione e mezzo di visitatori sul sito solo nel 2012, ventimila iscritti alla Rete di informazione auto gestita: sono alcuni dei numeri raggiunti dai neoborbonici a due mesi dal loro ventitreesimo anno di età.

Neoborbonici, un termine diventato neologismo nella lingua italiana, una definizione entrata a far parte della cultura nell’intera penisola, a dimostrazione che, comunque la si pensi, l’associazione, fondata il 7 settembre del 1993 da Riccardo Pazzaglia e un manipolo di oltre 400 altri appassionati, è diventata fenomeno sociale, storico e culturale cui si sono ispirati tanti movimenti e associazioni che si rifacevano agli stessi principi e agli stessi obiettivi di rilettura documentata della storia del Mezzogiorno.

Ventitré anni dopo, i neoborbonici si raccontano, attraverso lo storico presidente, il combattivo professore Gennaro De Crescenzo, docente laureato anni fa all’Università con Alfonso Scirocco, che era accanto a Pazzaglia, immortalato dalle foto, quel 7 settembre del 1993 in un ristorante al Borgo Marinaro. Nel libro “Noi, i neoborbonici“, pubblicato dall’editore Magenes, De Crescenzo mette a punto le vicende storiche fondamentali del movimento, non trascurandone i riferimenti ideali a libri e persone.

E precisa, facendo un po’ di chiarezza sulle tante parole scritte sul movimento soprattutto a partire dalle celebrazioni dei 150 anni di unità d’Italia nel 2011: “Non esiste in Italia un’altra associazione totalmente autofinanziata e formata da volontari appassionati, spinti dalla voglia di raccontare la nostra storia in manifestazioni, convegni, celebrazioni, mostre, ricerche, pubblicazioni con la spaventosa media di un intervento ogni tre giorni”.

A guardare le presenze in Rete e sui social network, non fa meraviglia che sul movimento siano state scritte tesi di laurea, che opinionisti e commentatori di tutti i giornali nazionali vi abbiano fatto riferimento a turno, in polemica più spesso, ma anche solo registrandone la rumorosa presenza. La rilettura della storia dei neoborbonici si concentra sul Risorgimento e sul regno delle Due Sicilie, ma tocca anche altri periodi storici del Sud, con l’obiettivo “di far capire ai meridionali che, a partire dal passato, non esistono motivazioni vere per i loro complessi di inferiorità” scrive De Crescenzo.

Certo, se il fenomeno non attirasse tanta attenzione, non scatenasse reazioni contrarie e polemiche a turno nel mondo dell’accademia universitaria, nessuno se ne occuperebbe. Un gruppo di frequentatori di archivi, divoratori di libri, polemisti. Il saggio pubblicato da De Crescenzo potrebbe definirsi un testo sull’identità dell’associazione, che alla ricostruzione di alcune tappe unisce 15 schede su altrettante idee-forza della ricerca e della polemica. Non un partito politico, ma un’associazione culturale diventata fenomeno sociologico. E De Crescenzo cita molti nomi di neoborbonici presenti e passati, come Pazzaglia, Vincenzo Gulì, Roberto Maria Selvaggi, Alessandro Romano, Salvatore Lanza, Lorenzo Terzi, Francesco De Crescenzo, Fiore Marro, Pompeo De Chiara tanto per ricordarne qualcuno.

Una presenza, dunque, nel dibattito culturale di Napoli e del Sud. Molti storcono il naso, altri continuano a utilizzare la parola neoborbonico con significato dispregiativo, altri ancora li considerano un fenomeno folkloristico associandolo alla Lega nord degli inizi. Ma proprio in polemica con la Lega nord il gruppo fondatore si riunì ventitrè anni fa. E fu Pazzaglia a coniare il nome, espressione del periodo finale di una autonoma storia meridionale antica di sette secoli. “Nè monarchici, né nostalgici, né reazionari, con noi ci sono persone di tutti gli orientamenti politici che hanno per obiettivo testimoniare la verità storica e l’amore verso il nostro Sud, ogni giorno bersaglio di attacchi e denigrazioni continue spesso pretestuose” chiosa De Crescenzo. Comunque la si pensi, è un fenomeno culturale con cui bisogna fare i conti.

Dal blog Controstorie sul sito www.ilmattino.it


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