Tutti abbiamo ascoltato, letto e visto in TV commenti sull’ultimo rapporto SVIMEZ già qualche mese fa, dati che fotografano una realtà che chi vive la Calabria quotidianamente conosce sin troppo bene, soprattutto se imprenditore, soprattutto se attento alle dinamiche e ai segnali sociali che arrivano dai diversi territori. Ai problemi che spaventano l’opinione pubblica e tutti noi calabresi, dobbiamo però contrapporre un’analisi schietta, che porti a soluzioni reali e non a tristi prese d’atto della situazione.
La Calabria soffre più delle altre regioni del Mezzogiorno d’Italia e più della Grecia, perché ancor più della Grecia è frammentata in tutti i suoi settori. Bisogna comprendere che finora “qualcuno” ha sposato e imposto la filosofia del “divide et impera”, che alle gioie immediate di molti fruitori dei finanziamenti a pioggia, dei mille mini-progetti che poco o nulla hanno realmente cambiato nei territori, ha generato l’emigrazione di tanti giovani, il fallimento di progetti e territori, la continua decrescita della nostra regione, che non ha mai imboccato la via di uno sviluppo consono alle sue caratteristiche e programmato per essere organico e non polverizzato ed inefficace.
Come dimostrano i dati pubblicati da la Repubblica, con 907.372 progetti finanziati con i Fondi Europei in tutto il Mezzogiorno, non siamo i soli ad agire in questo modo. Ma oggi, c’è bisogno di contrapporre una nuova politica di aggregazione a quanto fatto in passato. Bruxelles ci impone di proporre progetti organici e che abbiano una certa dimensionalità, altrimenti i fondi resteranno bloccati e con loro le nostre prospettive di sviluppo. I Paesi dell’Est europeo tanto temuti, stanno sfruttando ogni goccia proveniente dall’Europa per crescere e aumentare la propria competitività e capacità produttiva, facendo scelte chiare e ben definite, noi per evitare di scontentare qualcuno continuiamo, per stessa ammissione di alcuni organi regionali, a fare bandi e progetti che distribuiscono piccole gocce a tutti, senza valutare mai l’impatto reale nel territorio e nel generare valore; perché ricordiamocelo tutti, per creare lavoro è necessario generare valore, solo così si produce ricchezza e si migliora la vita dei cittadini calabresi. Se non siamo in grado di produrre progetti di tale portata, chiediamo aiuto al Governo a una task-force di esperti, ma non possiamo continuare a pensare che Bruxelles si adeguerà, o ancor peggio, che la strada giusta è quella perseguita negli ultimi 25 anni, che ci ha portato fino a qui.
Voglio, sottolineare che fare progetti “grandi” non significa mortificare le piccole realtà, anzi significa inserirle in un sistema virtuoso, che permetta a tutti di crescere e di perseguire una strada che porti anche l’intera regione a crescere. Oggi, per affrontare i mercati, per reggere l’impatto della concorrenza proveniente dai Paesi Arabi del Mediterraneo e dall’Est, le nostre aziende devono imparare a stare insieme, a fare sistema: la strada del figlio unico ha fallito. Ce lo insegnano casi di successo come quello di Melinda, che permette con un sistema integrato anche al contadino con 3.000 mq di alberi di mele, di far parte di un sistema, che gli dà vantaggi economici e lo fa essere orgoglioso di vedere le proprie mele negli scaffali dei supermercati giapponesi o australiani. Consorziarsi, creare gruppi cooperativi, avere partnership e partecipazioni da grandi gruppi nazionali ed esteri, mettendo da parte le paure di colonizzazione e perdita di “proprietà” sulla propria impresa o sulla propria terra, sono le uniche strade che, soprattutto in quelli che devono essere i settori trainanti dell’economia calabrese (agroalimentare, turismo e innovazione digitale), dobbiamo percorrere, possibilmente stando insieme in maniera trasversale tra i diversi settori e contaminandoci gli uni con gli altri, affinché le best-practices si diffondano più rapidamente.
Infine, voglio fare un assist al Presidente Oliverio, che spero venga colto e messo in pratica: la Campania già con la precedente giunga regionale, attraverso degli strumenti finanziari che sfruttavano i fondi europei rimasti nella disponibilità della Regione, è riuscita a ridurre l’impatto dei mutui e dei finanziamenti di tanti comuni campani sulle casse comunali e di riflesso sulle tasche dei cittadini. Anche strutturare un’operazione simile, in tempi brevi, potrebbe rappresentare un modo saggio di sfruttare quanto ancora disponibile della vecchia programmazione europea per dare respiro ai comuni più in difficoltà e permettere magari di investire in servizi che migliorino la vita dei calabresi.
Abbiamo tanta strada ancora da percorrere, per allinearci ai parametri dell’Europa che è già ripartita, meglio passare il tempo che ci divide dal traguardo guardando avanti e studiando come affrontare il percorso che ci aspetta, anziché guardarsi indietro, continuando a cadere ad ogni ostacolo.
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