Ormai il fenomeno dei cervelli in fuga diventa sempre più preoccupante; i giovani si spostano, soprattutto dal sud, per intraprendere un migliore percorso di studio. Ma, una volta conseguita la tanto ambita laurea, non fanno più ritorno nei loro paesi di origine. Si assiste così indenni a un progressivo spopolamento dei paesi del sud e delle aree interne. Uno stillicidio le cui conseguenze sono ancora più drammatiche: si perdono giovani laureati, con grandi competenze spendibili nel mondo del lavoro che sarebbe in grado di risollevare l’economia; e ingenti sono anche le perdite in termini di PIL. Tutto ciò impoverisce il sud e amplifica le disuguaglianze tra le varie aree del Paese.
I dati raccolti nelle ultime ricerche e studi raccontano una storia piuttosto chiara: i giovani se ne vanno per studiare, soprattutto verso le grandi città come Roma, Milano, Bologna e Torino. Tuttavia, interessante anche il caso di Napoli; infatti, anche questa città del sud figura nella top 5 delle destinazioni favorite per gli studi universitari. Molti giovani dopo le scuole superiori dove hanno frequentato un anno di high school Usa si iscrivono alla Federico II di Napoli.
Il caso di Napoli racconta una storia leggermente diversa: i neodiplomati delle aree interne, se ne vanno verso le città più grandi, amplificando un fenomeno secondario, ma non per questo meno preoccupante, dello spopolamento delle aree rurali prive di opportunità di impiego.
Tanti giovani del sud riescono a rimanere più vicini grazie all’ateneo partenopeo che propone un’offerta formativa allettante per chi intende investire nel territorio. D’altronde nessun giovane è contento e felice di andarsene dal suo paese per studiare altrove, abbandonando gli affetti e non solo. È evidente e sotto gli occhi di tutti che le continue migrazioni interne mettono davanti a un problema di impoverimento territoriale. Secondo quanto registrato, in molti vorrebbero tornare dalle famiglie di origine, tuttavia al sud mancano le opportunità di lavoro e la qualità della vita è scarsa.
Tornando però a Napoli, la prestigiosità dell’ateneo aiuta i giovani a restare al sud, ma quali possono essere altri fattori utili a bloccare la fuga di cervelli?
Anzitutto, è evidente che occorre un investimento statale per mettere in campo politiche a lungo termine volte a sostenere l’occupazione giovanile e lo sviluppo economico. Inoltre, occorre anche altri interventi per ristabilire lo stato di diritto e far sentire forte la presenza dello stato e delle sue istituzioni in alcuni territori che si sentono abbandonati a loro stessi.
Per ridurre la fuga dei cervelli, servono investimenti per creare opportunità di lavoro e una crescita economica a lungo termine. Incentivi, sgravi fiscali e sostegno all’imprenditorialità sono le basi, ma serve poi anche altro! Ad esempio, al sud molti lamentano la mancanza di infrastrutture e servizi di qualità che permettono di restare, migliorando il livello di qualità della vita.
Il pubblico deve sostenere quelle realtà locali che promuovono momenti culturali e di aggregazione comunitaria, senza mai dimenticare la sanità, altro punto dolente nel mezzogiorno.