Siamo entrati nelle ultime due settimane di campagna elettorale e i sondaggi in vista delle Elezioni Politiche 2018 non possono essere più pubblicati, ma si sa che praticamente tutti registrano un dato assai significativo. La percentuale elevatissima di indecisi oscilla tra il 35% e il 40%, praticamente tra i 17 e i 20 milioni. Numeri pazzeschi, che – va da sé – decideranno le sorti del confronto nelle urne.
Mentre i partiti sono impegnati a scannarsi tra loro per attingere a questo serbatoio, noi proviamo a metterci nei panni di un italiano cosiddetto indeciso. In realtà preferiamo chiamarlo “disorientato”. Perché siamo certi che, prim’ancora di stabilire a chi dovesse andare il suo voto, l’uomo senza bussola debba decidere se dare il suo voto a qualcuno. Anni di totale “tregua della decisione”, di immobilismo, di “abbiamo fatto tanto ma c’è ancora molto da fare” e in realtà quel tanto rasenta lo zero, di crescita agganciata solo dall’Istat, beh, tutti questi anni hanno portato a stati d’animo rispetto alla politica e alle formazioni in campo che non si possono tout court definire come sbagliati. Disaffezione, disincanto, rassegnazione. Disorientamento, appunto.
Si può obiettare che, di norma, il disorientato un approdo sicuro possa avercelo. Se ha alloggiato in un albergo a tre stelle, in uno a quattro stelle, in un altro a due stelle, e se in ognuno di questi il servizio non corrispondeva mai a quanto riportato sulle brochure informative, allora – è la tesi – deve optare per una struttura a 5 Stelle, mai provata in passato, dove dormire sonni mai fatti prima, dove non ti fregano sul conto, dove il cameriere ti porta lo champagne in stanza con professionalità e precisione. Ma il disorientato non è convinto (magari alla fine si convincerà), non vuole ordinare il pranzo perché sa che i dipendenti dell’albergo provengono da diverse scuole: chi da quella di Cracco, chi da quella di Bastianich, chi da quella di Cannavacciuolo. Nessuno ti “arronza” e tutti (o quasi) ti diranno per filo e per segno gli ingredienti che usano. Ma in una gara tra diversi filoni di pensiero – è il filone di pensiero del disorientato – dove su alcuni temi non si capisce quale filone di pensiero sarà prevalente, che risultato potrò mai ottenere?
Ci siamo soffermati sull’albergo a 5 Stelle perché riteniamo che, unitamente a un altro partito finito nel mirino di “quelli che benpensano”, possa attingere parecchio più degli altri a quel serbatoio di 17-20 milioni di voti. Perciò, cari elettori e compatrioti, potremmo anche cominciare a prepararci a qualche sorpresa. Ma la bussola dov’è?