È’ arrivato Gratteri e si distingue per dichiarazioni non banali. “La cosca Muto si muoveva come una multinazionale”. Nel giorno dell’anniversario di Borsellino una buona notizia da Cetraro in Calabria. Riflessioni a margine.
Cauti con titoli che annunciano lo scacco al re del pesce. Non è mai stato scacco matto. Per complicità’ di borghesia mafiosa connivente e complice.
Nei grandi siti giornalistici nessun (cosi’ mi è’ parso) fa cenno al sacrificio civile del comunista Losaerdo morto ammazzato per l’azione di denuncia contro la cosca. Di Cetraro. Omicidio impunito. Ai funerali venne Berlinguer a omaggiare il consigliere comunale e impiegato della procura lasciato solo dai suoi superiori.
Io mi ricordo tante cose di Muto: le inchieste giornalistiche del Giornale di Calabria di Ardenti (firmate da un giovane Monaco è da un giovanissimo Nuccio Ordine), la prima Samarcanda a Cetraro, le carte del processo di Bari consultate nello studio di Ciccio Martorelli, il premio Losardo e i vecchi compagni, la foto di Ciccio Arena del funerale, quelli del Pci con le pistole alla cintola.
Poi dopo tutti muti come un pesce tranne le buone eccezioni. Il giornalista Rai Perri scrisse un bel libro. I cronisti cosentini degli anni Novanta raccontavano senza timori reverenziali. Mi ricordo anche il gessato che indossava al processo la prima volta che lo vidi in Tribunale per raccontarlo. Il vestito poteva stare sotto un cappotto cammello come quello cantato è scritto da Faber De Andre’ in una celebre song che ha fatto epoca.
E se Muto parlasse diventando un celebre ossimoro di ‘ndrangheta calabrese?
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